Come state? Io sto pranzando con piadina e polpette preparate dalla sottoscritta: sono o non sono una ragazza da sposare? =) L'unica nota stonata di questo pranzo domenicale è la tv: cielo trasmette il wrestling ed Undertaker in procinto di castrarsi a bordo del ring.. Spettacolo per nulla interessante, insomma. Perchè? - vi chiederete voi - perché lo stai guardando? Molto semplice: non ho voglia di cambiare canale!
Passiamo all'argomento del giorno, alcuni libri che da qualche giorno volevo presentarvi: fatemi sapere se vi interessa qualcosa!
Con il loro salotto artistico e letterario – che negli anni tra le due guerre era frequentato, tra gli altri, da Picasso, Picabia, Matisse, Braque, Hemingway, Fitzgerald, Sherwood Anderson – Alice B. Toklas e Gertrude Stein hanno fatto un pezzo di storia. Ma quando, dopo la morte di Gertrude, un editore chiese ad Alice di scrivere le sue memorie, lei si schermì dicendo che al massimo sarebbe stata in grado di scrivere un libro di cucina. L’editore promise di accontentarsi, ma Toklas fece molto di più.
Uscito nel 1954 in America con il titolo The Alice B. Toklas Cook Book, I biscotti di Baudelaire è una ricchissima raccolta di ricette e di ricordi non solo culinari, di aneddoti divertenti, di convinte opinioni su questioni gastronomiche ma anche artistiche, di viaggi tra Francia e America, di pranzi e cene a casa di artisti bohémien ma anche di ricchi e famosi. E così ecco i piatti, le idee, gli spunti di ricette che Alice condivideva con gli amici: il branzino di Picasso, per esempio, decorato con uova sode, tartufi ed erbe tritate («Quando lo servii Picasso diede in esclamazioni di meraviglia. Poi aggiunse: Non sarebbe stato meglio prepararlo in onore di Matisse?»), le uova alla Francis Picabia («il solo pittore da cui riuscii mai ad avere una ricetta»), le mele glassate di Cecil Beaton, la crema di Josephine Baker, la minestra di alloro di Dora Maar, il caffè di James Joyce e quegli incredibili biscotti di Baudelaire...
Un libro che si legge d’un fiato dalla prima all’ultima pagina, non solo per consultare le ricette e catturare i sapori amati da artisti e scrittori, ma soprattutto per rivivere l’atmosfera di un tempo e di un ambiente davvero speciali.
di Frederick Rolfe
Beat
Euro 14,90
384 pagine
EAN 9788865591475
In un freddo giorno di marzo dei primi anni del Novecento, George Arthur Rose, vestito col suo prediletto abito di tela blu simile a una tuta da meccanico, si aggira come un recluso tra le pareti della sua casa londinese. Consumato da anni di speranze non soddisfatte, smarrito dinanzi alla rovina del mondo («Le antiche monarchie legittime sono dovunque in declino, e Demos è pronta ad inghiottirle nelle sue fauci vili», ama dire al suo gatto, declamando D’Annunzio), vive nella povertà più assoluta, non confortata da alcuna sacerdotale parvenza di santità. George Arthur Rose è un prete mancato. Per oscure ragioni – invereconde calunnie, atroci oltraggi, secondo lui, di giovinetti immaturi – è stato brutalmente espulso dal Saint Andrews, il Pontificio Collegio Scozzese di Roma.
Bandito dalla Chiesa cattolica, come una spina, una peste, un’ulcera corrosiva e purulenta, Rose ha reagito abbracciando di proposito la sua nefasta fama: si è messo a posare a genio altero, sottile, dotto, inaccessibile. Lui, un uomo che la divina Vocazione spingerebbe a essere attivo e possente, ridotto a languire in bizzarre e stupide pose!
George Arthur Rose non sa, tuttavia, che questo freddo giorno di marzo è, in realtà, il giorno del suo trionfo. Al suo misero cospetto appariranno tra un po’ due uomini di Chiesa gravi e importanti, un vescovo robusto coi capelli scuri, e un cardinale coi capelli bianchi e l’aspetto pittoresco. Verranno a omaggiarlo come esperto conoscitore degli annali dei conclavi, gli diranno che il conclave in corso per eleggere il nuovo successore di Pietro è stato misteriosamente rinviato e gli chiederanno di accettare gli ordini sacri, senz’altro indugio che quello voluto dalle leggi canoniche.
Di lì a poco le imperscrutabili vie della Provvidenza schiuderanno l’impensabile: dopo un’ulteriore seduta del conclave in cui l’intransigenza e l’equivalenza delle fazioni vieteranno una nomina regolare, il collegio dei «Compromissari» eleggerà sul soglio di Pietro proprio lui, George Arthur Rose, l’antico reietto, che prenderà il nome di Adriano VII e, più inflessibile di Bonifacio VIII, salverà l’Europa dal caos e dall’anarchia e ridisegnerà i confini del mondo.
Pubblicato per la prima volta nel 1904, e da allora oggetto di un vero e proprio culto, Adriano VII è un romanzo che, come tutte le grandi opere, si presta a infinite interpretazioni: può essere visto come una profetica anticipazione dei totalitarismi del Ventesimo secolo, come il libro di un impudente profanatore (secondo Giorgio Manganelli la Chiesa era, per Rolfe, il luogo da profanare, dato che solo Iddio poteva dargli l’indirizzo del Diavolo), come l’estremo, meraviglioso frutto di un’esistenza eccentrica. Ripubblicato ora, nel centenario della morte dell’autore, l’opera svela tutta la sua sorprendente, sfrontata attualità.
di MacKenzie Bezos Nord pagg. 384 prezzo: 16,60
Dana ha sempre tutto sotto controllo. Gestisce la sua vita come il suo lavoro di guardia del corpo: programmando ogni evento con freddezza e precisione. Eppure, di fronte a quel test di gravidanza positivo, Dana si sente invadere dal terrore: non sa come affrontare quella situazione imprevista. E allora parte, senza dire nulla a nessuno.
Jessica ha perso ogni cosa. Un tempo era una stella di Hollywood, ricca di talento e di grazia. Negli ultimi quattro anni, però, non è mai uscita di casa: per colpa dei paparazzi in agguato, si sente prigioniera in una gabbia dorata. Ma adesso è giunto il momento di evadere.
Vivian ha diciassette anni e l’impressione di non avere più un futuro. Intrappolata in un brutto appartamento di periferia, e alla mercé di un uomo che non la ama, ha fatto una scelta. È ora di andarsene.
Lynn ha cercato per anni di dimenticare. E, per farlo, si è allontanata dal mondo. Tuttavia non riuscirà a lasciarsi il passato alle spalle finché non chiederà scusa a tutte le persone che ha ferito. Per questo non ha mai traslocato: aspetta l’occasione giusta per rimediare ai propri errori.
Grazie a una scrittura limpida e raffinata, in questo romanzo MacKenzie Bezos intreccia le storie di quattro donne diverse, ma accomunate dallo stesso bisogno di ricominciare. Quattro donne alla ricerca di se stesse. Quattro donne che, grazie a un incontro voluto dal destino, ritroveranno la felicità…
Cosa ne pensate, amici? Inutile dire che questi libri sono nella mia amata - ed interminabile - wishlist..!