Segnali

Creato il 03 febbraio 2013 da Domenico11
Nei piani alti della politica dovrebbero preoccuparsi del fatto che in una domenica di febbraio – dopo un solo incontro pubblico e con la limitata propaganda assicurata da un manifesto affisso per le vie del paese – un movimento sorto dal nulla è riuscito a raccogliere circa 650 schede elettorali da consegnare al prefetto della provincia. Chi frequenta, ha frequentato, vorrebbe frequentare quelle stanze, farebbe bene a porsi qualche domanda, prima che sia troppo tardi. Prima che l’antipolitica trascini a valle tutto.
Il segnale lanciato da Sant’Eufemia ha una lettura elementare e seria. “Non ci fidiamo più di nessuno”, sembrano dire i tanti cittadini in fila davanti al gazebo di “Cittadinanza Attiva” con la tessera elettorale in mano. Tessere che saranno depositate presso un notaio fino al prossimo appuntamento (domenica 10 febbraio) e poi portate in prefettura.
Un grido di dolore composto ma durissimo. Condivisibile o meno, perché il diritto di voto è l’essenza della democrazia e rinunciarvi non è decisione che si assume a cuor leggero. Ma sbaglierebbero coloro che sottovalutassero un gesto tanto simbolico quanto drammatico. Che avviene in un preciso momento storico. A un paio di giorni, cioè, dai titoli roboanti di giornali e manifesti per la “vittoria” nella battaglia per “riavere” lo svincolo autostradale, e dopo il sequestro della discarica di contrada “La Zingara” effettuata dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico.
Perché cos’altro può voler dire, se non che in pochi sono disposti a dare credito alle parole del presidente dell’Anas Pietro Ciucci (“lo svincolo si farà nei prossimi cinque anni, previa presentazione e finanziamento di un nuovo progetto”)? Cos’altro può voler dire, se non che a proposito della discarica si teme sempre il possibile colpo di mano del potere?
È tutto qua il nocciolo della questione: rabbia, delusione e ritiro di ogni tipo di delega. La politica è fuori, alla finestra, probabilmente spiazzata dall’exploit del movimento. Dato che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, quanto sia ormai profondo il solco che divide i politici di professione dalla società civile e quanto sia inadeguato un sistema di rappresentanza politica che non rappresenta più nessuno e che è funzionale alla sopravvivenza di un ceto politico autoreferenziale.