Molto saggiamente Corlazzoli lascia intendere che i soli a realizzare l’unica possibile sintesi tra questi due mondi siamo noi. Noi, chi? “Chi lavora nella scuola e soprattutto chi è nato negli anni Settanta quando a scuola si usava ancora solo la penna ha dovuto imparare ad usare i media digitali per non restare ai margini, per non rimare analfabeta nella nuova era: sono i maestri che usano la penna a sfera e la tastiera.”
Difesa della penna, va bene, ma anche (ri)chiedere tanta tecnologia “fisica”, perché – e su questo concordo – la lavagna d’ardesia ha fatto il suo tempo. Aprite le aule alle LIM, ai tablet e agli ormai arcaici portatili (ebbene sì… ).
Corlazzoli cita anche una lettura che non sarebbe male affrontare: Demenza Digitale di Manfred Spitzer. L’affermazione secondo cui “I media digitali rendono superficiale il pensiero” è discutibile, ma, allora, perché non farlo? E nelle sedi appropriate (senza risse, però, in sala prof .-)). [R.S.]