Si sente, in questi testi, una qualche vicinanza alla poesia di Giampiero Neri, avvertibile per due ricorrenze: brevità quasi sibillina e interesse scientifico.
La "naturalità" adattata come musica, origina una poesia scostata dal milieu antropologico, perché il tramite della significanza metaforica è qui l'occhio stesso che guarda e annota per conoscenza empirica, e, infine, per riconoscenza.
Il dato poetico stesso è quindi mediato dalla "freddezza" letteralmente siderale delle stelle, il freddo che ci contiene e al quale torneremo.
Sono pochissimi gli oggetti antropologici descritti in queste poesie, perché la stirpe umana appartiene alla stessa sostanza della foglia, che è espressione, anch'essa, della materia stellare. Così, la conoscenza empirica finisce col corrispondere con uno stato di grazia conoscitiva che appartiene all'ambito speculativo della poesia e della preghiera; nella forma della contemplazione del mistero perfetto che abita tutte le cose.
Sebastiano Agliecorecensione apparsa su IL EGNALE 101