Sono tutti segreti che si comprano, i segreti di chi non aprirebbe mai un libro dove sono scritti e soprattutto discussi a chiare lettere o non si metterebbe lì a provare, a fare esperienza: non che non siano cose esatte o anche solo sensate, in questi strepitosi dossier del chiosco. Ma il segreto sta appunto nel chiamali segreti, così che possano essere più appetibili di consigli, che la nostra presunzione non accetterebbe, o di informazioni, che non ci vogliamo impegnare abbastanza perché le si impari.
Il termine è una panacea per gli svogliati, per chi soffre di solitudine megalomane e divistica, per chi vuol essere tutto comprandosi qualche spicciolo di segreto del mestiere, senza avere un mestiere, né voglia di procurarsene uno. Questi segreti sbattuti in copertina, chiavi (passepartout) in mano, sono solo uno dei tanti segnali di una civiltà che non si impegna neanche negli hobby, neanche a scattare una bella foto o a preparare una pietanza per sedurre.
Il piacere richiede dedizione e amore. Che mondo è mai questo dove anche nel piacere cerchiamo scorciatoie? È opportuno, talvolta necessario, semplificare strade poco agevoli, ci mancherebbe: esplicitare, aiutare. Ma senza mai ridurre la complessità del reale - di ciò che ci interessa, di ciò che ci importa - a un fascio di segreti sussurrati maliziosamente a un megafono. E, magari, riscoprendo una buona volta l'importanza, nel bene e nel male, di un segreto.