Seguendo la Stella

Creato il 04 gennaio 2011 da Stukhtra

E ha pure la coda

di Costantino Sigismondi

Un astrofisico “rogatus a pluribus” doveva occuparsi prima o poi della Stella di Betlemme, ma devo dire che all’inizio mi sembrava un argomento su cui fare solo uno studio di rassegna. Avevo sentito parlare dell’”ipotesi di Keplero” e cercai di fare chiarezza su quella. Così cominciarono le sorprese.

Keplero l’aveva pubblicata prima in tedesco nel 1611 e poi in latino nel 1614. Il titolo completo è Sul vero anno in cui la Beata Vergine Maria ha messo al mondo il Salvatore (e meno male che era protestante!). Documenti storici alla mano, cioè l’opera di Flavio Giuseppe, Keplero mostrò che Erode il Grande era morto nel 4 a.C., in concomitanza con un’eclisse di Luna a Pasqua. Siccome la Strage degli Innocenti era stata ordinata da Erode per i bimbi di due anni, Gesù nacque nel 6-7 a.C. In quel periodo Giove e Saturno ebbero una tripla congiunzione, sicuramente oggetto di interesse per gli astronomi di allora. La congiunzione avrebbe prodotto un aliquid novi, qualcosa di nuovo nel cielo: la Stella, appunto. Per Keplero c’era dunque un rapporto di causa-effetto tra la congiunzione planetaria e l’apparizione di una stella nuova. Del resto nel 1604 proprio durante una congiunzione Giove-Saturno-Marte comparve nella costellazione del Serpentario quella che poi sarebbe stata chiamata proprio “supernova di Keplero”.

Un’immagine in falsi colori della "supernova di Keplero", osservata per la prima volta dall’astronomo nel 1604. A dispetto del nome, non si tratta di una stella nuova ma di un’esplosione che si verifica nelle fasi finali di vita della stella.

Oggi questo rapporto di causa-effetto non sarebbe neppure plausibile: pure alla velocità della luce ci vogliono anni perché le informazioni passino da una stella alle altre. Dopo Keplero, al ritmo di un libro all’anno sono stati scritti fiumi di parole per identificare le candidate migliori al ruolo di guida dei Magi, rappresentanti degli uomini di scienza che giungono alla conoscenza della Verità.

Sul fatto che Gesù sia nato il 25 dicembre ci sono indicazioni storiche confermate a Qumran: Zaccaria, padre di Giovanni Battista, era della classe di Abìa (Lc 1, 5), che serviva il Tempio nella settimana del 24 settembre (dati di Qumran), dopo sei mesi ci fu l’Annunciazione a Maria, il 25 marzo, e nove mesi dopo, il 25 dicembre, la nascita di Gesù. Nel nostro presepio abbiamo voluto rappresentare il cielo della notte di Luna piena del 4 gennaio dell’anno 6 a.C., 747 ab Urbe Còndita. La Luna è alta nel Cancro, a sinistra si vede il Leone e a destra sono tratteggiati i Gemelli. Il Sole, opposto alla Luna, sta nel Capricorno. A destra splendono Giove e Saturno in congiunzione nei Pesci e una stellina rossa…

Il presepio della parrocchia di Costantino Sigismondi, a Roma.

La Stella dei Magi è menzionata solo da Matteo, come del resto i Magi stessi. Tuttavia pare fossero personaggi conosciuti come scienziati dall’autorità indiscutibile a Damasco, alla cui comunità era destinato quel Vangelo. Nel Vangelo si parla di astèr, e quattro volte si usa il termine anatolé, oriente, “che sorge”. Una volta proprio nel cantico di Zaccaria: “verrà a visitarvi dall’alto un anatolé” (Lc 1, 78), tradotto con “Sole che sorge”, “oriens” nella Volgata. Che sia un’eco lucana, o meglio un bagliore della Stella del Natale?

Nel 1997 osservai la stella variabile Mira Ceti, la Meravigliosa della Balena, al suo massimo splendore: era ben visibile a occhio nudo. Essendo la Balena vicino ai Pesci, era probabile che gli antichi Magi, mentre osservavano Giove e Saturno, abbiano notato lì vicino quella stella in più, mentre era al suo massimo splendore. Mira fu chiamata così da Hevelius, grande astronomo polacco, dopo che ne fu riconosciuta la natura variabile, con un periodo 11 mesi. Nel 1998 mi accontentai di questa tesi, supportata dal fatto che Mira era stata scoperta nel 1596 da David Fabricius quando Giove le passò vicino e riscoperta 12 anni più tardi di nuovo con Giove vicino. Nel 2000 però si presentò l’occasione giusta per andare avanti, quando nel Dipartimento di Astronomia di Yale conobbi Dorrit Hoffleit.

Dorrit Hoffleit.

Bussai al suo ufficio: “Come in”, mi disse, e mi accolse con un bel sorriso. All’epoca aveva 93 anni e continuava a lavorare. Le parlai di Mira, che lei considerava the educational star: la stella istruttiva per eccellenza. Fu subito entusiasta e mi indicò i libri dove avrei potuto trovare i dati degli ultimi quattro secoli di questa stella. Dovevamo verificare l’ipotesi che a un massimo di luminosità particolarmente brillante ne potesse seguire uno altrettanto luminoso, per spiegare il fatto che i Magi l’avevano rivista e avevano provato grande gioia. Il risultato delle ricerche fu che, statisticamente, a un massimo brillante ne segue uno debole. Questo dato era confermato anche da altre stelle variabili a lungo periodo: Chi Cygni, R Leonis e R Hydrae. Questa proprietà delle variabili di tipo Mira non era mai stata scoperta. Perciò seguendo la Stella di Betlemme avevamo fatto una scoperta scientifica. Janet Mattei, direttrice dell’American Association of Variable Stars Observers (AAVSO), presentò il nostro articolo al congresso annuale del 2002 a Madison, nel Wisconsin.

Ora Dorritt e Janet conoscono la Vera Stella di Betlemme. E Mira ha svelato proprio lo scorso anno una coda. Visibile solo nei raggi ultravioletti, è una scia che la stella, nel suo moto attraverso gli spazi siderali, ha lasciato negli ultimi 30 mila anni.

Mira e la sua coda, svelata nel 2007 dall’esperimento GALEX (GALactic EXplorer) della NASA.


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