Una serata non diversa da tante, con il livello di tristezza più alto di altre, perché ogni giorno era un giorno in più di bugie, tante bugie, lacrime, finti malori... un giorno in più di tante cose brutte.
Non ero io a mentire, io aspettavo.
Aspettavo che finalmente tutto si risolvesse, che finalmente un periodo normale si affacciasse all'orizzonte. Che finalmente arrivasse un po' di tranquillità.
Aspettavo di non essere più un fantasma. Dopo anni e anni, dopo essersi resi completamente disponibili e trasparenti verso l'altro, era quello che aspettavo.
Voi mi direte: non bisogna mai svelare troppo il proprio gioco.
Forse è vero. Ma se quella è la persona che vuoi davvero, perché giocare?
Le racconti tutto, le dai tutto, ti sintonizzi con lei e senza rendertene conto rinunci a te stessa, alla tua vita, ti adegui. Prepari la tua vita perché lei possa starci, perché possa condividerla.
In fondo, pensi, perché dovrebbe passare il 70% del suo tempo, sia via etere che di persona con me? Se non gli importasse, perché?
Eppure me ne ha fatte tante, tante venute alla luce e discusse, tante intuite ma non discusse per non litigare, tante che forse nemmeno ho intuito.
Ma mi fidavo. Ma lo amavo. Avrei fatto qualsiasi cosa per lui.
E ho sbagliato.
Il 25 novembre sono scesa dalla macchina, ci siamo salutati, 2 minuti dopo come sempre mi ha chiamata e siamo stati al telefono finché non è arrivato a casa. Ripercorrendo la serata, ridendo, cercando di stare vicini ancora un po'.
Invece lui aveva già deciso.
E io non l'ho più visto.
Era il mio amore, il mio amante e il mio migliore amico.
Ho perso tutto in un colpo.
In pochi giorni è completamente cambiato, in pochi giorni dall'altra parte del telefono è arrivato un estraneo che non ha risparmiato nessuna parola atta a ferirmi come un animale destinato a morire sotto gli spari di un cacciatore.
'Sei come un pugile suonato, vai sempre al tappeto e poi ti rialzi'
Ha voluto picchiare tanto, forte, a morte. Per essere sicuro che non mi rialzassi più.
Ha voluto sterminare tutto quello che faceva di me l'essere umano che ero, un essere umano che non aveva fatto che amarlo, ascoltarlo, appoggiarlo, sopportare i suoi quotidiani, lunatici malumori.
Malumori che poi ho capito venivano da tutto il marcio che c'era nella sua vita.
Un crescendo di delirio, di assurdità, di accuse di essere una folle perché volevo spiegazioni.
Il mese di dicembre più brutto di tutta la mia vita, al pari solo dell'agosto dello stesso anno, altro mese ricco di rivelazioni, che hanno lasciato un segno indelebile, in spirito e fisico.
Il crescendo ha raggiunto il culmine il 30 dicembre, dopo involantarie e scioccanti rivelazioni del padre del soggetto in questione. Ho cercato di parlare con lui per capire, per capire quale mostro ci fosse dietro i tratti che amavo.
Ho ottenuto solo un sms: Ora è tutto finito.
Pensavo fosse il momento, che poi ci saremmo potuti chiarire, chiarire quel giorno e capire cosa fosse successo dal 26 novembre fino a quel momento.
Invece non l'ho mai più sentito. Per qualche giorno l'ho cercato, non ha risposto a un solo messaggio, non ha richiamato una sola volta. Non ha più cercato di sapere cosa aveva provocato il contraccolpo di questo suo comportamento sulla persona che da anni era li per lui. Avrei potuto anche uccidermi, non gliene sarebbe importato.
Ovviamente conosce il suo pollo, sapeva che non avrei mai preso la macchina per andarlo a prendere a a schiaffi, anche se sta a 20 minuti da qui. Sapeva che non avrei fatto scenate, sapeva che non gli avrei complicato la vita.
Che cogliona eh?
E ancora, a momenti, mi chiedo: come ha fatto? Come ha potuto devastarmi sotto ogni punto di vista, sapendo che avrebbe lasciato a terra una persona che non sarebbe riuscita a riprendere la vita né da dove l'aveva lasciata né con lo stesso approccio.
Si possono lasciare le persone, è un diritto di tutti, ma come è importante. Questo non è lasciare, è ammazzare. E' prendersi sulla coscienza la vita di un'altra persona.
Co... cos... cienza??? Ok ok. Sempre cogliona io.