Sei diverso, troppo diverso... ma forse anche no. Pensieri sull'intercultura

Da Goldberry
Tendo ad avere le mie idee e a difenderle, per questo ci sono una serie di persona a cui sto, per usare un francesismo, diversamente simpatica. A volte questa consapevolezza mi porta a dei veri e propri attacchi di panico e mi chiedo se non sia il caso di cambiare, diventare più pacata, meno impulsiva... D'altra parte non esiste un solo motivo valido per cui chiunque deve sapere come la penso su ogni argomento... 

Forse... O forse a me sta bene così in fondo. 

Quando leggo commenti che reputo sul filo del razzismo (e dicendo filo intendo che ci sguazzano in mezzo alla grande) non riesco a stare zitta mi sale il nervoso. So che tacere sarebbe la scelta migliore ma non posso fare a meno di esporre il mio punto di vista. E il mio punto di vista è che da una persona che arriva dal Marocco, dalla Cina, dal Perù io non ci vedo nulla di diverso da me. No, ho detto male: ci vedo molto di diverso, le culture diverse dalla mia mi incuriosiscono, quindi mi ritrovo sempre a fare un mucchio di domande. E' stato grazie a queste domande che ho assaggiato il caffè arabo (estremamente speziato), cenato con un piatto tipico siriano a base di carne e noci (meraviglioso) e capito perché nell'islam non si può mangiare maiale ne bere vino. 

Ho imparato da loro a essere meno assillante con i miei figli e ho capito che i loro litigi possono gestirli da soli. Mi sono ricordata che un ginocchio sbucciato non è una tragedia da evitare ma un importate passaggio di crescita.

Ho fatto domande scomode, ho chiesto dei mille aiuti che vengono millantati ma da quello che abbiamo capito sono gli stessi che hanno le famiglie italiane con uguale reddito. Forse mi hanno mentito. Forse. Ma a me piace pensare che sia così davvero: tendo a credere a una persona che mi guarda negli occhi piuttosto che ad una chiacchiera su un social network.

E se fosse vero? Se davvero hanno degli aiuti che non oriundi ci possiamo solo sognare? In quel caso le cose vanno cambiate ma senza perdere di vista che le leggi, chi decide, non è un disperato che arriva qui su un barcone. Chi decide sono le persone a cui fa comodo che noi ci facciamo la guerra tra di noi. Ci indigniamo pensando all'olocausto, alla tratta degli schiavi al comunismo russo ma non ci rendiamo conto che noi con i nostri vicini stiamo facendo la stessa cosa.