Annunciati insieme a centinaia di altri
di Marco Cagnotti
Arriva un’enorme infornata di esopianeti: sono 1.235 quelli annunciati dal team che gestisce l’Osservatorio spaziale Kepler della NASA. Fra loro, 68 sono di taglia terrestre e 54 si trovano nella “zona abitabile” intorno alle rispettive stelle, ossia quel guscio all’interno del quale l’acqua può permanere allo stato liquido. Ci sono 115 sistemi planetari doppi, 45 tripli, 8 quadrupli, un quintetto e (udite, udite) un sestetto. Quest’ultimo è stato battezzato Kepler-11, la sua scoperta è stata comunicata in un articolo su “Nature” e, secondo Jack Lissauer, dell’Ames Research Center della NASA, è “la scoperta più importante fin dai tempi di 51 Pegasi“, ossia il primo pianeta extrasolare scoperto nell’ormai lontano 1995. Tutto questo bendiddìo ha meritato la copertina di “Nature”, un editoriale e un primo e un secondo “Feature”. Potevamo noi ignorarlo?
L'Osservatorio spaziale Kepler. (Cortesia: NASA)
Kepler funziona così: punta decine di migliaia di stelle in un’area ristretta del cielo e va a cercare le minuscole variazioni di luminosità prodotte dal transito di eventuali pianeti sul disco stellare. Kepler-11 è una stella a 2.000 anni-luce da noi nella costellazione del Cigno, è simile al Sole per massa e temperatura superficiale ma un po’ più vecchia e più gonfia, e rappresenta il primato attuale. Cinque dei suoi sei esopianeti si trovano a una distanza minore di quella di Mercurio dal Sole (pari in media a 58 milioni di chilometri) e hanno un periodo orbitale fra 10,3 e 46,7 giorni e diametri fra 2 e 4,5 volte quello della Terra. Dovrebbero somigliare a Kepler-10b, di cui abbiamo già parlato in un articolo, ma sono sorprendentemente poco densi: fra 0,5 (meno di Saturno e 3,1 (circa come la Luna grammi su centimetro cubo. Ergo, questi cinque più che super-Terre potrebbero essere considerati mini-Nettuni: nuclei rocciosi circondati da ghiaccio e gas. Il sesto pianeta è più discosto (comunque meno distante di quanto sia Venere dal Sole), impiega 118 giorni per percorrere un’orbita, e le misure manifestano una maggiore incertezza sulla massa, comunque inferiore a 300 masse terrestri. I piani orbitali di tutti quanti non si discostano di più di 1-2 gradi: ecco perché sono stati scovati tutti insieme. Le loro orbite non sono in risonanza (ovvero i periodi orbitali non si trovano in rapporti piccoli): indizio di una formazione dei pianeti altrove, più lontano dalla stella, seguita da una migrazione verso le regioni più vicine. Un’ipotesi coerente con quanto si sa sulla formazione dei sistemi planetari: i corpi meno densi nascono nelle regioni esterne. Da ultimo, aggiungiamo che sei è il numero minimo e accertato di pianeti intorno a Kepler-11: in realtà potrebbero essercene anche di più. “Il sistema planetario di Kepler-11 è sorprendente”, conclude Lissauer. “E’ sorprendentemente compatto, sorprendentemente piatto, contiene un numero sorprendentemente grande di grossi pianeti in orbita stretta intorno alla loro stella. Non potevamo nemmeno immaginare che un sistema simile esistesse”. E questo è il quadro locale, del quale in fondo potrebbe fregarci anche poco. Ok, uno stupefacente sistema di sei pianeti un po’ più grossi della Terra. Finito lo stupore, ci abituiamo all’idea. E allora?
Così, visto da lontano, si dovrebbe presentare il sistema planetario di Kepler-11. (Cortesia: NASA/Ames/JPL/Caltech)
Il confronto fra il nostro sistema planetario e quello di Kepler-11. (Cortesia: NASA/T. Pyle/Kepler Science Team)
Allora è il quadro generale a essere ancora più affascinante. Kepler-11 è, come abbiamo detto, solo il caso più estremo in un insieme assai più ampio di 1.235 sistemi planetari appena annunciati. I quali sono frutto delle misure raccolte fra il 12 maggio e il 17 settembre 2009. Da allora non è che l’Osservatorio Kepler sia rimasto con le mani in mano. Quindi molto altro verrà annunciato in futuro, anche considerando che le operazioni proseguiranno almeno fino al novembre dell’anno prossimo. Non solo: l’area indagata dall’Osservatorio spaziale, compresa fra il Cigno e la Lira, è solo 1/400 della totalità del cielo. Inoltre Kepler può scoprire solo i pianeti il cui piano orbitale giace sulla nostra direzione di vista. Tutti gli altri, la cui esistenza a questo punto possiamo dare per certa, sono fuori dalla sua portata.
In conclusione, là fuori, solo nella nostra galassia, ci sono non alcune migliaia ma probabilmente decine, forse addirittura centinaia di milioni di pianeti. Molti dei quali solidi, di taglia terrestre e piazzati in condizioni adatte alla nascita e allo sviluppo della vita. E la nostra è solo una fra 100 miliardi di galassie. Come disse Ellie Arroway in Contact: “L’universo è un posto molto vasto. E’ più grande di ogni cosa che chiunque abbia mai immaginato finora. Se ci fossimo solo noi, sarebbe uno spreco di spazio. Giusto?”.