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Sei invenzioni svizzere che hanno facilitato la vita

Da Veronica Addazio @SvizzerAmo

Invenzioni

Molte invenzioni tra la più comuni, quelle che utilizziamo più volte al giorno nelle nostre case, sui nostri abiti e in giro, sono state realizzate in Svizzera. Alcune sono frutto originale della creatività, altre sono il perfezionamento di un’idea. In ogni caso sono sempre legate al semplice pragmatismo che è tipico del carattere elvetico. Scienziati e ricercatori ma anche persone normali che hanno avuto un’intuizione geniale.

Vediamone qualcuna:

La cerniera lampo

Sui giacconi per l’alta montagna come sui pantaloni; negli abiti di sartoria come sui vestitini da bancarella. La zip, ovvero la cerniera lampo, è stata realizzata nel 1925 da Martin Winterhalter, un avvocato di San Gallo. L’idea non era originale, il brevetto di una chiusura rapida che consisteva in due lembi di tessuto uniti da una serie di ganci che potevano essere chiusi o aperti tirando un cordoncino verso il basso o verso l’alto risale al 1851. Nel 1922 Winterhalter fu contattato dal detentore del brevetto che glielo vendette per 10’000 franchi. Un ottimo affare. Winterhalter perfezionò l’idea basandola sull’ingranamento reciproco di due serie di denti, il meccanismo che vediamo oggi e nel 1925 nacque ufficialmente la cerniera lampo. Il sapone, utile per lubrificare i denti quando è un pò dura è stato inventato molto prima.

Il Velcro

Gli svizzeri, si sa, ci tengono molto alla sicurezza e alla solidità. Il Velcro® ne è una dimostrazione. Georges de Mestral era un ingegnere di Saint Saphorin, vicino a Losanna, un paese famoso per i vigneti. Un giorno del 1941 di ritorno da una passeggiata nei boschi si accorse che gli si erano attaccati ai vestiti e al pelo del suo cane delle lappole, ossia il frutto di alcune piante erbacee dalla forma di pallottola spinosa che hanno la caratteristica di essere provviste di minuscoli uncini. Da qui l’intuizione che un simile sistema di chiusura applicato a due strisce di nastro poteva essere più affidabile delle cerniere lampo che, ai tempi, si inceppavano spesso.

Con l’aiuto di un tessitore di Lione e di un fabbricante di telai di Basilea, de Mestral ha perfezionato il progetto del sistema di chiusura a uncini e asole che consiste di una parte dove si trovano tante piccole asole in nylon sulla quale si sovrappone l’altra parte dove si trovano tanti piccoli uncini anch’essi in nylon. Nel 1950 inizia la produzione del Velcro che unisce le due parole francesi “velour”, velluto e “crochet”, uncino ed è un marchio di fabbrica anche se il termine viene usato comunemente per designare il sistema di chiusura senza cerniere. Il successo arrivò nel 1959 quando gli astronauti della NASA lo adoperarono per fissare gli oggetti all’interno della navicalla spaziale Apollo. Oggi il Velcro con il suo inconfondibile rumore che fa quando lo si apre si trova in ogni tipo di vestito specialmente per I bambini e per i disabili per la comodità e la praticità, nelle valigie, negli aerei, nelle divise militari, nelle applicazioni mediche e altro. Il Velcro non è stata l’unica invenzione di de Mestral che ha brevettato anche un igrometro e una sbucciatrice per asparagi.

Il pelapatate Rex

Chi ha fatto il militare o chi lavora in una cucina professionale benedice in ogni momento Alfred Neweczerzal che nel 1947 ha inventato e brevettato Il pelapatate Rex, comunemente noto come “pelapatate a Y”. Semplicissimo da fabbricare, realizzato con un unico pezzo di alluminio, economico, di alta qualità, ergonomico, e utilizzabile da mancini e destrimani. Oggi si continua a fabbricare lo stesso modello, cambia la lama che è in acciaio inossidabile o in acciaio al carbonio brunito. La leggenda narra che Neweczerzal ideò veramente questo utensile rivoluzionario durante il servizio militare, perché stanco di pelare montagne di patate. Un aneddoto vuole che una famiglia avrebbe chiesto di cambiare la lama dell’originale Rex dopo ben sessant’anni di utilizzo ma, purtroppo, la lama non si può sostituire.

Il caffè liofilizzato

Per noi italiani non è l’invenzione più apprezzata della storia ma all’estero il nome Nescafé ha un certo significato. La storia del caffè solubile inizia da un surplus di produzione brasiliana nel 1926 che avrebbe portato gravi problemi all’economia del Paese sudamericano. Per risollevare il settore l’Istituto Brasiliano del caffé si rivolse alla Nestlé per trovare un sistema per liofilizzare la produzione in eccedenza e creare un caffè istantaneo di buon sapore, vista la lunga esperienza dell’azienda di Vevey nella liofilizzazione del latte.

Il compito era tuttaltro che facile perché non si riusciva a mantenere quelle che sono le caratteristiche del caffè: l’aroma e il gusto. Esisteva già in commercio una brodaglia marrone istantanea contenente caffeina ma era ben lontana dal poter essere definita caffè. Per cinque anni, chimici e tecnici della Nestlé si arrovellarono dietro il problema ma i risultati furono così scarsi che la società decise di abbandonare l’impresa dopo cinque anni di inutili sforzi. Qui entra nella storia Max Morgenthaler, un chimico della Nestlé che si incaponì nell’impresa studiando, lavorando e sperimentando nel tempo libero, a sue spese e nella cucina di casa adattata a laboratorio. Nel 1936 presentò alla Nestlè la formula magica e il 1° aprile 1938 veniva lanciato sul mercato il Nescafé.

Il Cellophane

L’immagine di un bicchiere di ottimo vino che si rovescia su un tavolo fa inorridire molte persone. Probabilmente il chimico e ingegnere tessile zurighese Jacques E. Brandenberger era tra queste. Proprio dal nettare di Bacco sparso su o una tovaglia ebbe l’ispirazione per inventare un materiale che, invece di assorbire i liquidi, li respingesse. Di primo acchitto applicò al tessuto un rivestimento impermeabile ma il risultato aveva il difetto di essere troppo rigido.

Il tessuto era inutilizzabile e lo strato trasparente e impermeabile si staccava facilmente. Partendo da questa constatazione ne studiò le potenzialità per dodici anni, perfezionando il processo di formazione e la consistenza di questo materiale. Come ingegnere progettò e costruì nel 1912 una macchina in grado di fabbricare una pellicola che chiamò cellophane dall’unione di cellulosa e “diaphane” che in francese significa: “trasparente”. D’ora in poi, ogni volta che andremo a fare una gita e ci portiamo i panini avvolti nel cellofan penseremo all’Ingegner Brandenberger.

Il World Wide Web

Tim Berners-Lee non è svizzero, è un fisico e informatico inglese di Londra che ha lavorato al CERN di Ginevra. Se in questo momento state leggendo SvizzerAmo (ma anche per qualsiasi altra cosa voi facciate al computer) dovete ringraziarlo per avere inventato, insieme al belga Robert Cailliau il World Wide Web, o semplicemente il WWW, nel 1989. Nel 1993 il CERN ha reso pubblico il software dei dati e si è passati dalla gestione del più importante centro di ricerca europeo nella piccola Svizzera alla gestione dei dati di tutti i computer del mondo, compreso l’HTML, il linguaggio di formattazione di documenti con capacità di collegamenti ipertestuali. Il primo sito Internet al mondo è nato al CERN sul suo computer personale, il NeXT che è tuttora conservato a Ginevra.


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