Magazine Ecologia e Ambiente
Sei sostanze che allungano la vita - se non altro nei roditori (prima parte)
Creato il 14 aprile 2011 da EstropicoOgni giorno la lista delle sostanze che allungano la vita, almeno nei topi di laboratorio, sembra allungarsi. Possiamo fidarci di questi risultati? Secondo Michael Rae (co-autore, insieme ad Aubrey de Grey, di Ending Aging), l'allungamento della vita da essi dimostrato va' preso con le pinze, dato che la metodologia che li ha prodotti contiene un errore fondamentale: si utilizzano animali da laboratorio (roditori) le cui aspettative di vita sono piu' corte di quelle dei loro cugini selvatici (wild type o 'naturali'). I topi di laboratorio, infatti, non solo sono il risultato di anni di riproduzione controllata, ma passano anche la vita in condizioni profondamente diverse da quelle dei loro cugini. E quando le stesse sostanze vengono somministrate a topi selvatici l'allungamento della vita riscontrato in laboratorio non si verifica.
In cerca di una spiegazione, Stephen Spindler ha esaminato 106 studi condotti sugli effetti longevisti di varie sostanze (su roditori) e ne ha trovati solamente sei che contengono dati su come siano stati alimentati i topi in questione e che permettono quindi di escludere che il risultato ottenuto (allungamento della vita) sia in realta' dovuto ad un qualche livello di restrizione calorica, inavvertitamente imposto dai ricercatori - si ricordi che la restrizione calorica e' il metodo piu' studiato e meno controverso per allungare la vita di un animale da laboratorio. Spindler e Rae suggeirscono che per eliminare questo dubbio e quindi individuare sostanze autenticamente longeviste, sarebbe necessario: monitorare accuratamente le quantita' di cibo somministrate e il peso degli animali; utilizzare topi geneticamente eterogenei e dotati di 'normali' aspettative di vita; sottoporre a restrizione calorica il gruppo di controllo.
Dopo questo mio brutale riassunto dell'articolo di Rae, a sua volta un breve risassunto dello studio di Spindler, vengo a cio' su cui voglio soffermarmi (ma chi fosse interessato al problema delle metologie utilizzate nel settore trovera' sia l'articolo che lo studio di grande interesse - vedi sotto per i dettagli). Essendo il sottoscritto un tipo pratico, la mia attenzione e' stata attirata da quei sei studi che, avendo escluso gli effetti della restrizione calorica, avrebbero inequivocabilmente dimostrato l'efficacia di alcune sostanze nell'allungare la vita - se non altro nei topi e se accettiamo le teorie di Spindler. Ecco i primi due, da me commentati (gli altri quattro arriveranno uno o due alla volta, nel corso di un paio di settimane - sorry, ma il tempo e' tiranno):
Marine collagen peptides prepared from chum salmon (Oncorhynchus keta) skin extend the life span and inhibit spontaneous tumor incidence in Sprague-Dawley Rats (Abstract)
Questo studio mi ha colto di sorpresa. Tutti questi anni passati a monitorare gli sviluppi del settore, ed ecco una sostanza che fino ad ora mi era completamente sfuggita! Eppure i marine collagen peptides (MCPs) traducibile, immagino, come peptidi marini (ittici?) del collagene hanno allungato la vita dei ratti di laboratorio e hanno diminuito l'insorgenza di tumori. Sono estratti dalla pelle del salmone Oncorhynchus keta e non solo ha allungato la vita media, ma anche la vita massima degli animali in questione. I ricercatori ritengono che i loro effetti siano dovuti all'inibizione del calo dell'attivita' degli enzimi antiossidanti e dell'aumento dell'ossidazione dei lipidi, normalmente riscontrati nell'invecchiamento. Dal punto di vista pratico, noto che i risultati sono dose-dependant e che le dosi che hanno ridotto maggiormente i tumori sono piuttosto alte: il 4,5% e il 9% della dieta. Non mi azzardo ad estrapolare quale potrebbe essere la dose giusta per gli esseri umani, ma temo che potrebbe essere troppo alta per essere facilmente ottenibile sia con la dieta che tramite integratori.
Mild mitochondrial uncoupling in mice affects energy metabolism, redox balance and longevity (Abstract)
Il 2,4-dinitrofenolo e' un disaccoppiante chimico, cioe' un acido debole idrofobico e ionoforo, che permette il flusso di elettroni nella catena respiratoria senza che venga prodotto ATP, fonte energetica essenziale per la vita [...] L'avvelenamento da dinitrofenolo provoca un brusco aumento del metabolismo, sudorazione intensa (con cui il corpo cerca di dissipare calore), collasso e quindi porta alla morte (Wikipedia). Questa descrizione non entusiasmera' alcun longevista... eppure, come suggerisce la descrizione stessa, se somministrato a basse dosi puo' essere un agente mimetico della restrizione calorica. Nei topi di laboratorio ha portato ad una maggiore ossigenazione dei tessuti, un migliorato livello di glucosio, trigliceridi e insulina, una diminuzione nei livelli di ossidanti e perdita di peso, nonche' maggior longevita'. Metto questa sostanza nella mia lista mentale di sostanze da monitorare, ma per il momento non ho alcuna intenzione di lanciarmi in sperimentazioni dirette...
L'articolo di Michael Rae, sul sito della SENS Foundation: How (Not) to Run a Lifespan Study
Il paper di Stephen Spindler, da AGE (The Official Journal of the American Aging Association): Review of the literature and suggestions for the design of rodent survival studies for the identification of compounds that increase health and life span
Immagine: rat, by goto10
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