Sei un genitore? Paga, zitto e guida.

Creato il 13 maggio 2013 da H2opolo @edoardo_osti
I precedenti post che hanno avuto come tema centrale la comunicazione tra tecnico e squadra ha avuto un
buon successo di visite e di interesse, a giudicare dai commenti.
In particolare uno di questi commenti ha virato il tema sul rapporto a 3, e non più a 2 soggetti.
Il terzo, incomodo, è il "genitore".
Riprendo il discorso sulla Comunicazione dei tecnici, e prendo spunto da un interessante commento che Max Calavaro ha lasciato QUI.
Nella sua analisi Max sottolinea che
"comunicazione e motivazione sono alcuni dei punti spesso tralasciati dai "tecnici" (allenatori e dirigenti)".
lamentando poi che
"Le famiglie dei giovani ragazzi, non appena si avvicinano a questo sport, hanno un canale di comunicazione diretto; ma quando i ragazzi crescono i rapporti cambiano... la COMUNICAZIONE tra genitori e società si interrompono, a loro avviso il dialogo deve avvenire esclusivamente tra "tecnici" e "atleti"... e i genitori? Niente, loro sono relegati al solo ruolo di autisti... accompagnatori sempre e dovunque"
Dico la mia: di sicuro più una società è solida e seria, di livello, più richiederà un impegno massimale, caratterizzato anche da una attività comunicativa simile a quella della scuola, dove il 75-80% del rapporto vede due principali attori, lo studente e l'insegnante.
Come la scuola anche una attività sportiva seria non prescinde da una comunicazione tra genitore e tecnico, che necessariamente si divide in due aree:
  • una che vede nell'atleta un tramite, un portatore di informazioni.  
  • una che prevede il contatto diretto tra genitore e tecnico.
Sono entrambe importanti, e devono essere utilizzate nel modo giusto. Per esempio troppe volte la prima area viene recepita dal tecnico (ma anche dal genitore), come un modo di "parlare a nuora perché suocera intenda", ma già qui siamo nell'ambito di una conflittualità che spesso viene trascinata nel tempo, soprattutto perché un esordio comunicativo del genere segnala carenza di professionalità.
Spesso da questo approccio traspare una mentalità tramandata nel tempo e quindi appresa per sentito dire, secondo cui "l'atleta migliore è quello orfano". Ma, come giustamente osserva Max, il genitore non può limitarsi a pagare, non interferire e guidare in silenzio.
E' un argomento interessante, credo, e vi invito ad inviarmi il vostro pensiero, pubblicandolo qui tra i commenti, oppure inviandomi una mail a 



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