Il battito stava accelerando. Il cuore scalpitava all’idea di una pazzia che da tempo non provavo. Emozioni… qualcosa che smuovesse la mia noiosissima normalità milanese. La mia adolescenza l’avevo passata tra corse in macchina e ubriacate al limite. Ed ero arrivato lì. Nella caotica e tranquilla Milano che cercava di responsabilizzarmi con le sue regole imposte. Stringevo saldamente il manubrio della moto. Chi l’avesse mai detto che sarei riuscito a comprarla? Potevo spuntare uno dei miei sogni dalla lista.
Il motore scoppiettava nella fredda mattinata di Gennaio. Le marmitte inondavano di fumo e vapore l’asfalto della tangenziale. Il faro proiettava una debole luce, contrastata dal sole che sorgeva a est.
Respiravo profondamente all’interno del casco. La mano sinistra stringeva saldamente la frizione e la destra tremolava nell’attesa del momento giusto di dare una poderosa accelerata.
“Pronto? Ora!”
Lasciai lentamente la frizione e tentai di accelerare ma mi bloccai all’istante.
“Cazzo”
Una pattuglia della polizia stava passando proprio in quel momento. Riportai il manubrio in direzione di marcia per non far capire ciò volessi fare: inversione in tangenziale. Feci finta di controllare qualcosa alla moto per far credere che mi fossi fermato per un problema casuale.
La pattuglia passò normalmente. L’osservai di sottecchi attraverso la visiera del casco.
Appena fu lontana, riportai la moto in posizione.
Le macchine continuavano a scorrere ignare di ciò che stava per accadere.
“Devo farcela”
Strinsi il manubrio. Piantai saldamente i piedi sulle pedaline. Mi accucciai sul serbatoio.
“Ora!”
Accelerai e lasciai la piazzola. Andai controsenso. Contro i fari delle macchine. Le evitavo restando sulla destra. Iniziarono fin da subito a suonarmi contro, impauriti.
Altri mi lampeggiavano furiosamente mentre pregavo che non passasse un’altra volante.
Prima, Seconda… terza.
Cercavo di non correre troppo. Con il corpo inclinavo la moto per evitare le macchine. Abbassai il faro per non accecare nessuno.
C’ero quasi. Riuscivo a vedere lo svincolo.
“Un camion!”
PEEEEEEEEEEE
Girai a destra per evitarlo e mi appiattii il più possibile contro il guard rail.
“puff”
Avanzai. Lentamente. La protezione metallica era così vicina che potevo scrutarne i dettagli. Mi conteneva e distraeva allo stesso tempo. Cercavo di non guardare le macchine impazzite che mi suonavano contro.
“Ci sono quasi… Eccolo!”
Dopo pochi metri svoltai nello svincolo e fui salvo. Finalmente sulla corretta via. Accelerai di colpo. Ora volevo la velocità. Volevo scomparire il più presto possibile dal quel luogo.
“Grazie Dio… te ne devo un’altra… tu segna!”
Ero finalmente sulla tangenziale ovest. Cercai di ricordare la via. Ma tutto era vago. L’adrenalina mi aveva annebbiato i ricordi. Avanzavo per inierzia.
“Dove cavolo erano finiti Gianni e Francesca? Dove cavolo stavo andando?”
8.20
Il mio esame si avvicinava e non sapevo ancora come uscire da quell’incubo.
Sulla destra vidi un’insegna luminosa.
“Forse mi è venuta un’idea…”
Continua… (Mercoledì ore 10:00)