Seicentoventi (X)

Da Snake788

Vento…
Freddo…
Gelo…
Un bel cocktail metereologico d’inizio Gennaio che mi stava rendendo la vita impossibile. Non era di certo il tempo giusto per star lì, in autostrada a correre come un matto, in moto.
Ero solo e stavo lentamente congelavo sotto il pesante giubbotto in pelle.
“Menomale che non nevica! Sarebbe stato il colmo!”

Rallentai. Poco prima avevo visto l’insegna di un autogrill. Solo lì avrei potuto chiedere aiuto.
“Speriamo che funzioni..”
Piano piano uscii dall’autostrada ed entrai nello spazio antistante alla zona di servizio. Parcheggiai proprio di fronte al bar, in uno dei posti riservati alle auto.
Spensi il motore.
Respirai. Correvo da una ventina di chilometri e il freddo aveva fatto il suo porco dovere nel congelarmi mani e piedi.
Tremavo. Non sapevo se era per l’adrenalina accumulata o per il freddo. Tolsi i guanti e osservai le mani. Avevano assunto un pallore violaceo. Non le avrei quasi riconosciute se non fossero state attaccate alle mie stesse braccia. Mi tolsi il casco e cercai di scendere. I miei piedi scricchiolarono, quasi a volersi rompere come cubetti di ghiaccio sotto il mio peso.
“Devo muovermi… non ho tempo per riprendermi”
Osservai una cabina telefonica poco distante.
“Per fortuna che i numeri di quei due li conosco a memoria…”
Istintivamente mi portai la mano alla tasca in cerca del portafoglio. Tastai e, ovviamente, non trovai nulla.
“Cazzo è vero..”
Il portafoglio e il mio cellulare erano nella macchina di Gianni. Mi salì un senso di disperazione e isolamento. Pensa Ciro… pensa…
Mi guardai intorno. In giro c’erano pochissime macchine. In fondo alla pompa di benzina vidi:
“Una volante!”
Pessima idea Ciro. Un motociclista senza patente ne documenti di alcun tipo che chiede informazioni a dei poliziotti? Altro che motorizzazione! Sarei finito nella questura più vicina.
“Cazzo…”

Intanto, dietro di me, si parcheggiò una macchina. Dall’interno scese un uomo sulla quarantina. Subito mi fiondai da lui.
-   Mi scusi… sono disperato… – (beh… non era proprio il giusto approccio)
-   Dimmi… – rispose il signore, titubante.
-   Non ho il cellulare con me… e dovrei fare una chiamata d’emergenza… -
-   Sì, ma… io… sono di fretta… – (classiche scuse di chi vuole evitarti.)
-   La prego… è la prima volta che mi trovo in questa situazione… -
-   Va bene… ecco… non metterci tanto… -
Afferrai il suo cellulare. Era un vecchio Nokia N95. Erano secoli che non vedevo quel modello di cellulare. Digitai il numero di Francesca.
Occupato “Dannazione”
Ricomposi rapidamente il numero mentre il tipo mi fissava intensamente.
Bussava
- Sì chi è? -
-    Quello che ti ucciderà appena ti vede! – dissi.
-   Ciro! Oh grazie al cielo! Sei vivo! Mi stavo seriamente preoccupando! -
-   Certo che sono vivo! Devo prima compiere due omicidi poi posso anche morire! -
Il signore mi stava fissando ancor più intensamente e con un accenno di nervosismo.
-   Ascoltami! Sono in un’area di servizio. -
-   Ti veniamo a prendere? -
-   No! Me la cavo da solo! Voi arrivate alla motorizzazione… ci vediamo lì! -
click
 
Ridiedi il cellulare al signore e lo ringraziai vivamente. Lui riprese il cellulare ed entrò frettolosamente nel bar.
Ora restava da conoscere la strada da percorrere.
Sorrisi… perché un ricordo mi pervase la mente.

“  Quand’ero piccolo facevamo sempre lunghi viaggi d’estate per andare al mare. E ci fermavamo sempre nei soliti autogrill. Essendo un bambino molto curioso, ogni volta che entravamo nei bar e vedendo la grossa cartina dell’Italia appesa all’ingresso, chiedevo a mio padre d’indicarmi dove fossimo. Perchè per me, quelle strade sembravano tutte uguali. Mio padre un po’ spazientito mi diceva:
-   Ma come! Non riesci a capirlo? Vedi… siamo qui! -  “

Ma lì, in un punto imprecisato della tangenziale ovest di Milano, ero da solo.
“Dove sei! Dove sei!”
Mi avvicinai al bar alla ricerca della cartina. Perlustrai i muri dell’ingresso e tra i vari manifesti trovai la cartina dell’Italia e poi quella di Milano.
“Ottimo! Ora mi serve un cavolo di puntino rosso con ben scritto VOI SIETE QUI”
Non c’era.
Andai a naso e trovai il punto in cui ero.
“Sono inculo ai Lupi!”
Percorsi col dito tutta la tangenziale ovest fino a molino dorino.
“Uscita 2… ricordati Ciro! Uscita 2”

Corsi alla moto. Il tempo non mi era clemente. Dovevo percorrere un sacco di strada. Girai la chiave. Attesi che le spie si spegnessero.
Brummm…
“Anche col gelo non perdi un colpo… sei fantastica…”

Continua… Sabato ore 10:00


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