Seicentoventi (XII)

Da Snake788

“Giuro che li ammazzo!”
Pensavo a denti stretti mentre guardavo la faccia di Gianni e Francesca in lontananza.
Gli andai incontro pestando ogni passo con mirata precisione. Sembravano impauriti dalla mia imminente reazione. Mi conoscevano bene e sapevano che non l’avrei lasciata correre così facilmente.

-   Ciro noi… tu… – balbettò la mia ragazza.
-   Io vi ammazzo! – dissi puntando il dito contro Gianni.
-   Che vuoi da me!? Cosa ho fatto?! – rispose.
-   Correvi come un dannato! -
-   Pensavo che in moto mi saresti stato dietro! -
-   Pensavi?! Pensavi?!?! Vabbè! Ci rinuncio! Perdo solo tempo! – risposi.
-   Sì, dai che devi fare l’esame… – sdrammatizzò Francesca.
-   La questione è solo rimandata! Vi ammazzerò quando sarò riuscito a togliermi questo maledetto giubbotto troppo stretto! – dissi allontanandomi da loro.

Tornai alla moto. Vederla parcheggiata in lontananza, mi distraeva dalla piccola sfuriata. Sospirai pensando a tutto quello che avevo appena passato. Appoggiai le mani sul serbatoio carezzandolo. Era caldo. Caldo come il corpo vellutato di una bestiola sdraiata al suolo. Aveva corso parecchio in quella gelida mattinata di gennaio.
Salii in groppa. Tirai lo starter e girai la chiave.  La moto dopo qualche sbuffo partì.
Avanzai verso l’entrata del parcheggio della motorizzazione. Vidi altre moto e altri motociclisti gironzolare per quel lungo spazio d’asfalto recintato.
Osservai meglio. Per terra erano disegnati un mucchio di pallini rossi, bianchi e gialli.
“Sarà il percorso dell’esame?”
Avanzai di lato, lentamente, in prima. Osservai quei pallini con attenzione. Intanto un ragazzo in moto, incitato da un bipede tarchiato, si esercitava poco distante da me.
-   Gira! Forza! Accelera! – urlava l’uomo al ragazzo che, tremolante, eseguiva i suoi ordini.
Quell’uomo doveva appartenere a qualche scuola guida. E quel ragazzo aveva pagato chissà quanti soldi per farsi urlare dietro cosa fare.
La mia scuola guida invece è stata la strada e le urla sono stati i clacson degli altri.
“Se solo sapessero come ho fatto ad arrivare fin qui…”

Lì per terra c’è lo slalom… lì l’ostacolo da evitare e lì la curva.
“Non c’è l’otto?!”
Non lo trovavo. Volevo farlo dopo i tentativi e le mille bestemmie che ho tirato in prova, giorni prima.
Girai la moto e andai all’inizio del percorso.
Un tizio con una di quelle Harley giganti con valigie laterali stava ultimando l’esercizio.
“Se ce la fa lui a non far cadere i birilli, io ho moltissime speranze con la mia piccola Seicentoventi.”

Partii. Francesca e Gianni mi guardavano da lontano. Feci lo slalom senza troppi problemi. Evitai l’ostacolo in velocità. Girai intorno a un pallino per fare la curva e poi avanzai diritto per il passaggio stretto. Frenai e misi il piede a terra.
“Non male.”
Ma quelli erano solo pallini disegnati sull’asfalto.

Improvvisamente un cancello s’aprì e moto e macchine iniziarono a entrare nella motorizzazione.

“Bene… vediamo come ce la caviamo con i birilli!”

Continua… Martedì ore 10:00

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