Decide allora di sottoporsi alla procedura di "shedding" che gli viene garantita da una misteriosa organizzazione: sarà dotato di un corpo nuovo sintetizzato in laboratorio e potrà vivere un'altra vita con un'altra identità.
Il problema è che oltre a dover assumere delle medicine Damian nel suo nuovo, bel corpo comincia ad avere dei ricordi che non gli appartengono.
Flash dolorosi che gli impongono di fare qualche ricerca.
Ma l'organizzazione che gli ha gentilmente fornito il corpo nuovo non è molto contenta...
Tarsem Singh è il prototipo del regista che mi sta di più sulla punta dell'esofago: proveniente dalla pubblicità ad alto, altissimo livello si è messo a fare cinema senza nascondere le sue origini televisive, anzi ha cercato di integrarle al meglio in un purismo visionario che , per quanto mi riguarda, ha sempre avuto la meglio sulla coerenza narrativa.
I suoi film , a mio modestissimo parere, sono sempre stati bellissimi involucri con il (quasi) nulla dentro, prigionieri della sua fantasia pantagruelica e di un'intelaiatura visiva che ha sempre schiacciato tutto il resto.
Per me il cinema è altro: è saper raccontare storie, non comporre solo bellissime inquadrature.
L'unico pregio che fino ad ora ho riconosciuto a Singh ( oltre a quello di saper costruire con indubbio talento l'inquadratura) è comunque un certo grado di originalità.
In Self/Less questo non succede: è un prodotto industriale che di visionario ha ben poco, cerca di raccontare solo la sua storiella ( banalotta a dir il vero) senza troppi voli pindarici ma solo volontà di intrattenere e portare a casa il risultato.
Volenti o nolenti riesce anche a riportarlo a casa perché in due ore succedono talmente tante cose che hai poco tempo per annoiarti ma di Singh non c'è traccia.
Il suo stile registico incline all'arzigogolo non c'è più è come se ci trovassimo di fronte a un professional qualsiasi che lavora su commissione , un po' come il John Woo dei brutti tempi ( quello di Paycheck, film curiosamente incentrato su memorie che venivano cancellate), talento abbacinante affossato dall'industria hollywoodiana , o come un Source Code qualsiasi( ancora memorie ma da una prospettiva se vogliamo antitetica a quella di Self/Less).
Al contrario di questo cinema industrializzato e codificato per piacere senza troppe complicazioni.
Self/Less è il classico action/thriller con spruzzate di sci fi che non è brutto...ma neanche bello.
E' insipido, banale per come giocato al ribasso, ricalcato alla lontana da quel piccolo capolavoro che era Operazione diabolica, un filmetto come tanti realizzato con competenza e precisione, con mezzi adeguati ma che pecca di personalità e assomiglia a dozzine di altri film.
Senza infamia e senza lode e con un finale che sembra appiccicato come un post it sul frigorifero.
PERCHE' SI : Singh ha deciso finalmente di fare cinema, buon ritmo e capacità di intrattenere senza annoiare troppo.
PERCHE' NO : cucù e Tarsem Singh non c'è più, manca originalità e anche coraggio, Reynolds non dà sufficiente profondità al suo personaggio, Natalie Martinez sovraccarica tutto stile telenovela.
LA SEQUENZA : l'arrivo nella casa di quella che era sua moglie.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Meglio saper raccontare o meglio la bella inquadratura?
Probabilmente abbiamo perso un talento.
Reynolds mi sta diventando bolso come Ben Affleck.
Bella la Martinez, sapesse recitare sarebbe il top....
( VOTO : 5,5 / 10 )