Selma – la strada per la libertà

Creato il 02 marzo 2015 da Arpio

Qualche post fa, avevo detto che ho un mare di pezzi e recensioni da recuperare, poi me ne sono stato con le mani in mano per una settimana…e sono aumentati. Beh, non del tutto con le mani in mano, ma ho avuto modo di organizzare un paio di eventi al di fuori dell’internet sulla questione “graphic novel”, in onore della Will Eisner Week…ma questa è un’altra storia e ne riparlerò più avanti. Nel frattempo ci sono state anche le premiazioni degli Oscar, nelle quali ha trionfato il capolavoro Birdman, ma la sera stessa del ricevimento dell’Accademy, ho avuto modo di vedere anche un altro dei film candidati: Selma. Primo lavoro cinematografico arrivato in Italia per Ava DuVernay, che prima di questo aveva diretto solo un paio di film a noi sconosciuti, ma anche ennessimo biopic di questo 2015 impregnato di racconti storiografici.

La storia è quella di Marthin Luther King ma, fortunatamente, al centro non c’è la sua intera vita e il film non si conclude con il suo omicidio. La pellicola, infatti, si concentra sulla battaglia del Reverendo King per il voto agli afroamericani; una battaglia combattuta nella città di Selma, in Alabama, uno degli stati americani ancora oggi considerato più arretrato culturalmente sotto il punto di vista dell’integrazione. Al centro della storia c’è ovviamente la lotta di King e dei suoi, il Presidente Johnson e il Governatore dell’Alabama, George Wallace, che ha messo in campo soluzioni razziste e violente per evitare la marcia da Selma per il diritto al voto. A livello legislativo, infatti, il voto ai neri è sempre stato presente fin dall’emancipazione, ma per poter votare gli afroamericani avrebbero dovuto sostenere un “test”, che ovviamente veniva pilotato dagli addetti per negare loro la possibilità di votare. In America, infatti, attraverso il voto non vengono eletti solo rappresentanti politici, ma anche altre cariche, come quella dello sceriffo o dei dirigenti.

La forza dell’intero film sta nella sua carica di verità storica, nel suo mettere a nudo i nei di quella grande nazione che è l’America. Una terra colonizzata dai “bianchi”, che respinge chi ha un colore della pelle diverso. Insieme al brutto, alla violenza e all’odio per il diverso, però, la pellicola mette in luce anche le tante persone bianche che sono scese in strada accanto agli afroamericani durante la marcia. Centinaia di volontari arrivati dopo aver visto in tv le barbarie subite ad opera della polizia dell’Alabama. Anche loro verranno vessati dai bulletti del sud per aver appoggiato i neri, ma alla fine la marcia riuscirà, e King potrà ottenere un nuovo risultato per il suo popolo.
Sinceramente i biopic un po’ li odio…non riesco mai a capire se mi siano piaciuti o meno. Mi spiego: il fatto che la storia non sia originale, ma che sia anzi una storia vera, mi toglie quel pizzico di curiosità che la pellicola potrebbe avere. Sappiamo tutti, anche solo consultando wikipedia, che King completa la marcia e ottiene il voto per gli afroamericani. Sappiamo tutti che Turing completa la sua macchina e scopre il gioco dei tedeschi. Sappiamo tutti che alla fine Chris Kyle ci resta secco. Dice, sì ma l’importante è come viene narrata la storia, non la storia in sé. Sono d’accordo e infatti in The Imitation Game sono rimasto molto colpito dalla narrazione, dai flashback sulla scoperta dell’omosessualità e i flashforward agli ultimi giorni di vita di Turing. In questo Selma, per quanto la regia fosse sempre molto pulita (anche se parecchio anonima) e la storia narrata sia, ovviamente, bella ed educativa, non ho percepito quel quid, quel qualcosa in più che mi ha fatto amare il film. La storia è lineare, precisa, senza sbavature, ma rimane una narrazione asettica, nella quale le emozioni sono piuttosto banali. Non voglio certo dire che Selma sia un brutto film, ma non credo meritasse la candidatura agli Oscar. Bello, certamente, ma più per il suo valore storico che non per la storia della cinematografia.



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