Assolutamente no.
Erano tutte per Selvaggia Lucarelli.
A Preside’, e ce lo doveva dire subito senza giri di parole che anche VossignoriaSantissimaSempreSiaLodata (fate un inchino riverente) voleva partecipare all’ormai leggendario #SelvaggiaNonMentire.
D’altronde come puoi definire, se non proprio “eversiva”, una giornalista che invece di riportare i fatti (come deontologicamente sarebbe tenuta a fare - e ok, lo so che su Libero siete abituati in un certo modo, però...) li distorce a uso e consumo dei suoi bisogni?
Tu chiamalo, se vuoi, #conflittodinteressi.
O paraculata.
Come dice Sua Maestà Re Giorgio II, viviamo in tempi di decadimento e senza morale, soprattutto perché ormai, come dice qualcuno, la Mediocrità è un diritto.
Di tutti.
E se la mediocrità è un diritto, la paraculaggine diventa immediatamente un dovere (anzi, una “legge”) morale.
Facile da capire, no?
Per chi non si fosse ancora sintonizzato sulle frequenze giuste e non abbia la più pallida idea di cosa stiamo parlando (o di cosa sia #SelvaggiaNonMentire), si faccia un giro QUI, QUI oppure QUI.
Che siate d’accordo o meno, è stato interessante vedere una tale mobilitazione di creatori di contenuti del web. Perché se può (ancora) andar bene il fatto che un prodotto studiato a tavolino abbia come scopo quello del successo*, non sta per nulla bene il voler far passare il fenomeno in questione come genuino o non imposto dall’alto.
Insomma, scemi sì, fessi no.
La sensazione che ho avuto io è che certa paraculaggine deriva proprio dal fatto che ormai è passato il messaggio per cui le persone hanno diritto alla Mediocrità. Ne abbiamo parlato diverse volte anche da queste parti. E come dice sempre uno dei miei sensei, il Dottor Mana, abbiamo imparato a dare alla gente mediocrità per il semplice fatto che abbiamo disimparato a dare alle persone ciò che in realtà meritano.
Volete tette e culi?
Pigliatevi tette e culi!
Volete il populismo di politici nullafacenti?
Pigliatevi il populismo!
Vi piacciono i post-it di Francesco Sole che fa il copyediting (anche maluccio) di filosofi e motti celeberrimi?
“Prendetene e leggetene tutti! Questi sono i miei post-it, plagiati e copiancollati per voi!” (semicit.)
D’altronde si sa che ormai le Case Editrici, che in teoria dovrebbero confezionare libri di qualità con l’intento di generare sì introiti, ma soprattutto cultura, non fanno più cultura da anni. Ormai si limitano unicamente a sfornare roba su roba con la speranza di vendere qualcosa. Libri spazzatura sono all’ordine del giorno, spesso non hanno nemmeno un lavoro professionale alle spalle, e quante volte, in libri pagati anche 20 euro, vi siete imbattuti in pagine piene zeppe di refusi?
Tante, scommetto.
Le novità della narrativa di genere sono scomparse quasi del tutto**, perciò poco importa se in libreria oggi, nel settore narrativa, ci troverete anche dei post-it. Se vi piacciono e vendono, evidentemente almeno la carta dei post-it sarà di buona qualità…
Poi però (e ribadisco quanto detto ieri QUA) non venitevi a lamentare se la cultura è morta.
Non lamentatevi se il vostro vicino ha un vocabolario che farebbe orrore persino a un Neanderthal sordomuto.
Non inquietatevi se un ragazzino ammazza congiuntivi uno dopo l’altro, o se la sintassi utilizzata sul web è equiparabile al cinese mandarino, cn tt qll k ke escn fuori in ogn dv.
1 italiano su 2 compra solamente un libro all’anno (e come dico spesso, lo compra; non è detto che poi lo legge pure). Perché i libri, grazie al profumo della carta, costano sempre di più. Ma anche perché se una persona oggi va in libreria e l’offerta è basata su un “libro” fatto di post-it, forse è normale che non sia molto incentivata a leggere...
Se ci pensate, si tratta dell’apoteosi di una parabola editoriale iniziata anni fa, con libri di barzellette di famosi calciatori, volumi comici scritti da mediocri cabarettisti, e trashate immonde (s)vendute come capolavori da Nobel poiché scritti da questo o quel personaggio famoso.
Ma se almeno il calciatore “scriveva” il libro di barzellette sicuro di venderlo proprio perché “calciatore”, o se il comico vendeva il proprio tomo in quanto “comico”, non si era ancora arrivati al punto di sponsorizzare paraculamente (o selvaggiamente) un prodotto con la scusa che quel prodotto fosse “genuino”.
Non ci sarebbe stato nulla di male a dire: “Amici, dato che l’Astro Solare è uno che c’ha numeri imponenti, e poiché in libreria trovate cani e porci, gli abbiamo pubblicato i motti copyeditati.”
Nessuno avrebbe avuto nulla da ridire.
Così, invece, è proprio prendere per i fondelli non solo l’intelligenza delle persone, ma ogni singolo loro neurone.
Perciò #SelvaggiaNonMentire.
Non farlo più, che ormai sei stata ampiamente sbugiardata.