Leggere Livio Botticelli, persona che non ha bisogno di attestazioni di stima da parte di nessuno in quanto la sua storia parla da sé a prescindere dal proprio credo politico e dalle proprie convinzioni personali, oggi sul Carlino mi ha rattristato e indignato nello stesso tempo. Rattristato perché la sua storia di padre è purtroppo drammatica e indignato perché, come troppo spesso accade, le grida di allarme e le richieste di maggior tutela vengono ignorate. Questo capita in tutta Italia: è modo di dire comune che, finchè non ci scappa il morto, non si prendono provvedimenti. Ma a Montegranaro non basta neanche quello: ce ne vogliono molti di morti, e ancora non ci si muove. La cosiddetta “curva della morte” ha mietuto tante, troppe vittime eppure non si è fatto nulla per sanare la situazione. E lo stesso vale per altri contesti, come il semaforo della circonvallazione spento di notte. Se per quanto riguarda la curva ci si trincera dietro fantomatiche normative, relativamente al perché i semafori debbano stare spenti dopo una certa ora nonostante il lutto che vi è avvenuto non si hanno spiegazioni. Del resto è tutta la città ad essere immobile, bloccata, civilmente e culturalmente. Come ci si potrebbe aspettare il contrario? Se non ci si muove neanche di fronte al sangue, al pianto, al grido di dolore di chi perde una persona cara per una situazione tutto sommato facile da mettere in sicurezza, per che cosa ci si muove? Oltre, naturalmente, il proprio tornaconto.
Luca Craia
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