Ho riflettuto sui modi, sui gesti e soprattutto sulle parole di Eckhardt Sensei a partire da ciò che mi ha detto venerdì sera a cena per arrivare a ciò che ha detto durante il seminario. Ho riflettuto ancora su di me e sul modo di praticare, di intendere la pratica e su quello che desidero fare, su ciò che vorrei raggiungere.
La conclusione è stata semplice:
IO VOGLIO PRATICARE AIKIDO TENDORYU!
Perché mi piace, mi fa stare bene, perché cresco come persona e divento una persona migliore. Non mi interessa impararlo per esibirmi o dimostrare agli altri quanto sia figo Simone che fa irimi-nage con leggiadria invece che in maniera simile a un bisonte arrabbiato. Mi interessa praticarlo perché sento che è lo stile che si adatta a me, alla mia persona. Però voglio praticare un Tendoryu rigoroso, i cui movimenti si distinguano bene e si capisca che quello che faccio è Tendoryu e non un mappazzone di varie credenze e adattamenti personali.
Voglio praticare Tendoryu che abbia un senso tecnico, spirituale e marziale in linea con gli insegnamenti del suo fondatore Kenji Shimizu Sensei. Per fare questo non posso fare altro che praticare, ma praticare tanto. Ma se per la pratica, per acquisire la tecnica c’è tempo, è bene apprendere fin da subito – from the very first time – le lezioni impartite, capire subito i significati delle parole dette delle spiegazioni e dei consigli dati e metterli in pratica immediatamente.
Ecco perché in questo articolo non voglio fare una noiosa disanima sul modo migliore di fare una tecnica ma elencare alcune delle cose dettemi da Eckhardt Sensei:
- Ego ed egoismo sono due cose diverse. Se è giusto avere un forte ego nel senso di avere una forte personalità, fiducia in se stessi e nelle proprie capacità questo non deve sfociare nell’egoismo, nell’edonismo nella vanteria e nella prevaricazione. Sta al maestro capire quando il proprio allievo travalica questo confine e ridimensionarlo facendogli capire ed accettare i propri limiti;
- Il sensei sbaglia. Non è infallibile. Ma ha la capacità di capirlo, ammetterlo e migliorare;
- Raggiunto lo shodan non si diventa Sensei… è solo il primo passo alla scoperta dell’aikido;
- L’aikido non è un ballo. è nato e si è evoluto da tecniche militari create allo scopo di combattere e uccidere. Il fatto che non vogliamo fare male ai nostri compagni non significa che dobbiamo praticare senza serietà;
- C’è un momento preciso per ogni cosa. Quando pratico aikido devo pensare e fare solo aikido;
- Fare tenkan significa cambiare punto di vista, vedere le cose da un altro lato e vedere cose che prima ci erano nascoste. Quando davanti al nostro cammino abbiamo un ostacolo apparentemente insormontabile, facciamo tenkan, giriamoci attorno, guardiamolo di lato. Lo vedremo con occhi diversi…e il cammino ci apparirà di nuovo sgombro;
- Qualsiasi sia il nostro grado dobbiamo lasciare andare le vecchie abitudini, praticare sempre come principianti. Non dobbiamo praticare come se sapessimo fare tutto e non avessimo bisogno di insegnamenti. Ogni nuova informazione o consiglio va applicata da subito perchè ci migliora;
- L’aikido non è difficile, la nostra mente lo è. L’aikido è semplice è la nostra mente che lo rende complicato;
A quando il prossimo stage?
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