Dopo aver visto questa fatidica copertina, e aver subito pensato che le brillanti idee dei grafici dovevano aver inevitabilmente subito una grossa battuta d'arresto se non riuscivano più a trovare nuovi soggetti, sono arrivato a due possibili conclusioni:1. Gli editori credono che gli italiani siano creature stupide2. Gli italiani sono effettivamente degli stupidiCome sono giunto a queste due possibili soluzioni? Beh, essenzialmente ho pensato che esiste una ragione, dietro queste scelte grafiche. Se le copertine sono simili, c'è un motivo ben preciso. Un motivo che può solo essere individuato nelle vendite. Quindi, queste copertine sono simili perché devono attrarre quei lettori che hanno comprato le sfumature.La mia domanda, a questo punto, è: ma cavolacci! Siamo davvero così rimbambiti da comprare un libro solo perché ha la copertina simile a quella di un altro libro che abbiamo preso, e che forse abbiamo trovato piacevole?
Se la risposta è sì, allora è vera la conclusione 2. Se la risposta è no, allora è vera la conclusione 1.Pensando a questa faccenda, però, il mio cervello ha fatto ruotare le rotelle in modo un po' strano e, alla fine, mi sono trovato a collegare questo discorso con un altro, una faccenda che è stata portata alla luce da Malitia, blogger di Dusty pages in Wonderland.
Foto trovata su www.twilightitalia.com
Perché io, dalle informazioni che ho, capisco che siamo dei gran pecoroni e che i nostri ragazzi sono regrediti e leggono un linguaggio studiato per bambini, e tutto questo senza fare una piega. Significa forse che il nostro cervello si sta semplificando? Che leggiamo cose sempre più semplici? Perché, diciamocelo, anche le sfumature sono del sempliciume.Ma quindi significa che fra dieci anni non saremo più in grado di leggere Virginia Woolf, perché la troveremo troppo complicata? E il non essere più in grado di leggere Virginia Woolf, sarà davvero una perdita, per noi?Sapete cosa mi piace dei libri 'semplici' (sì, ne leggo anch'io)? Mi piace che mi facciano divertire, che mi facciano passare qualche ora in allegria, che mi intrattengano sotto l'ombrellone.Sapete cosa mi piace dei libri di Virginia Woolf (ma potrei dire qualsiasi altro libro un po' più 'studiato')? Mi piace che siano in grando di farmi capire cose su di me che prima non conoscevo. Mi piace che mi aiutino, almeno un pochino, a capire e a scoprire il mondo, e gli altri.Allora, sapete qual è la mia paura? Che un giorno non molto lontano, tutti noi leggeremo solo frivolezze, senza sapere che lo stiamo facendo. Leggeremo storie che si consumano in un attimo, credendoli grandi capolavori, e metteremo da parte testi che ci avrebbero fatto evolvere. E non evolvendo, concentrandoci sempre sulle solite cose, smetteremo di tentare di capire gli altri. Smetteremo di provare a interrogarci su noi stessi e sul mondo. E se perdiamo questo ci ritroveremo bloccati in noi stessi, nelle nostre convinzioni, in un labirinto di facilonerie che causeranno solo guai.Ognuno ha il diritto di leggere quello che più gli aggrada, sia ben chiaro. Ma ognuno ha anche il DOVERE di sapere cosa sta leggendo. Perché se leggiamo una cosa solo perché ci viene propinata, allora non sappiamo niente di niente.E alla stessa maniera, ognuno può fare quello che vuole nella vita, ma DEVE sapere quello che sta facendo, perché se seguiamo idee e uomini come pecoroni, allora non siamo facendo niente.Non tutte le esperienze portano al medesimo risultato.Noi siamo il frutto delle esperienze fatte e delle scelte compiute. Noi siamo il frutto dei libri letti e dei libri scelti. E allora, la mia domanda conclusiva è: che persona posso diventare se leggo una determinata cosa? E che persona se ne leggo un'altra?Ovvio che posso scegliere cosa leggo, solo se capisco cos'ho davanti.Alla fine di questo post, non ho ben capito se sono davvero riuscito a dire quello che penso a proposito di tutto questo. Ma mi basterebbe che queste quattro righe dessero il via a una discussione sulla situazione editoriale attuale, che non è affatto solo malvagità e semplicità, ma che tende a nascondere le cose belle per promuovere le meno pregiate.