Questo sentimento importantissimo nella vita di ognuno di noi, con mille risvolti, non tutti positivi, mi accorgo che sta portando a galla tante piccole sfaccettature che forse avevo dimenticato. Quando scrivo, purtroppo non posso avvalermi degli occhi e del timbro della voce, non posso usare le mani per abbracciare e le persone che mi leggono, come scrivevo stamattina, potrebbero interpretarmi male. E’ il grosso limite del mondo virtuale, un limite non da poco, che a volte fa interpretare fischi per fiaschi. Motivo per cui quando tengo veramente ad una persona in modo speciale, cerco sempre il colloquio verbale, il confronto diretto, il parlare con lei/lui seduti e comodi. Credo sia uno dei cardini di un sentimento millenario, nato con l’uomo e che morirà con esso. L’amicizia, tradotta alla lettera, è un tipo dilegame sociale, accompagnato da un sentimento di affetto, vivo e reciproco tra due o più persone dello stesso o differente sesso. Da un punto di vista soggettivo, insieme all’amore, l’amicizia è un atteggiamento nei confronti degli altri, caratterizzato da una grossa carica emotiva e fondante la vita sociale del singolo. In quasi tutte le culture, l’amicizia viene intesa e percepita come un rapporto alla pari, basato sul rispetto, la stima, e la disponibilità reciproca ad aiutarsi nei momenti del bisogno, un pò come una matrimonio nel quale si accettano e si stipulano quei famosi patti… Può maturare e rafforzarsi con gli anni, può essere immediata come un colpo di fulmine, può nascere pian pianino, si può trasformare e non darci più quella sicurezza che ci dava all’inizio. Difficilmente noi mentiamo a noi stessi, siamo dotati di segnali ben precisi che ci indicano le strade da percorrere, basta solo non girare la testa dall’altra parte e ascoltarli. Ognuno di noi ha i propri parametri e campanelli che lo avvisano con modalità diverse, se qualcosa all’interno di un rapporto sta mutando. Tra i mille difetti dei quali i miei genitori mi hanno dotata, ho un pregio, piccolo o grande che sia: se devo dire una cosa, chiedere spiegazioni, avere risposte precise non ci giro troppo attorno, non fingo di chiedere e dire “A”, ma in realtà voglio dire “B” e mi aspetto che mi si risponda “C”. Bianco al bianco, nero al nero, niente giri sciocchi ed inutili di parole: se desideriamo far durare o far nascere un’amicizia, usiamo chiarezza da subito, sincerità, e semplicità nei comportamenti. Nel bene o nel male, ho la fortuna (almeno io la penso così) di riuscire a tirar fuori dalla mia mente, ciò che mi fa stare male, di riuscire a parlarne, come quando andavo ai colloqui da uno psicologo che mi aiutò moltissimo, ma il grosso del lavoro lo feci io, mi ripeteva sempre. Con le parole, riuscivo a buttare fuori i miei fantasmi, a sbriciolarli e a cacciarli via. Gli anni che compirò il sei giugno sono 50, mezzo secolo di vita e di esperienze che ho collezionato e mi permettono di capire, quando un rapporto di amicizia o d’amore, non è più quello di un tempo, quando esso non mi dà più ciò che mi aspettavo, quando non riparte quella scintilla necessaria alla buona riuscita della relazione sociale. E’ doloroso per me ammettere di non riuscire a recuperare una situazione, non sono tollerante nei confronti dei fallimenti, sono molto dura e pretenziosa con me stessa. Se perdo un’amica, un luogo di lavoro, un compagno, un figlio, un genitore, una persona cara, difficilmente riesco ad elaborare e ad accettare la perdita, mi occorrono molti anni! Per perdita, in questi specifici casi, non intendo una dipartita terrena, ma un allontanamento temporale o perenne da queste persone, per me vitali. Non ho il dono di avere un bellissimo carattere, lo so e chiedo scusa a tutti quelli che conosco personalmente, se alcune volte sono stata un poco “brusca”, ma preferisco una brutta e cattiva verità ad una menzogna mascherata da bontà. Detta o ricevuta s’intende. I sotterfugi, gli ascoltini alle orecchie, i capannelli tra mamme e donne che non hanno altro da fare se non criticare gli/le altri, non sono cose che fanno per me,difficilmente riesco a digerirle. Alla mia età il tempo di dire “non ti sono più amica, non sei più la mia migliore amica” credo sia terminato, ora esistono le amicizie leggere, le conoscenze antiche, le frequentazioni per dovere o lavoro, le chiacchiere simpatiche che durano una serata o un pomeriggio, ma che addosso e dentro, raramente mi lasciano il segno. C’è il rovescio della medaglia: se prendo a cuore una situazione, una persona, un sentimento o intraprendo un’avventura nella quale credo molto, mi butto e do tutta me stessa, senza riserve. Forse sbaglio, i fallimenti passati amorosi, amichevoli, lavorativi, parentali mi dovrebbero aver insegnato a tenere per me delle riserve, a non fidarmi così subito di una persona o di una situazione, dovrei studiarla a fondo prima di buttarmi a capofitto. Oggi 13 gennaio 2014, non mi sento di dirvi che ho ancora “la mia migliore amica”, non c’è più, non esiste, forse non ne troverò più una, questo mi confesso che mi fa soffrire tantissimo. ne avrei ancora bisogno, di quella speciale, quella che puoi svegliare anche nel cuore della notte e dirle” non mi sento bene, puoi fare un salto da me?”.Poi invece penso ai successi, alle vittorie sugli attacchi di panico, alla depressione passata e quasi vinta, ma sempre pronta a ritornare, ora trova sempre più spesso la porta chiusa! Ripenso con dolcezza alle mie innumerevoli fobie e paure (prima tra tutte quella dell’aereo…) che ho vinto, strappandomi ogni volta un pezzettino di carne e di Fabiana. Ho lottato molto nella mia vita, come un leone che voleva uscire dalla gabbia, un leone che ha preso tante frustate dal domatore e che finalmente, dopo tanto ruggire è uscito dalle sbarre ed ora, cammina, in libertà. scodinzolando il suo codone che arriva sino a terra, e scuotendo di malavoglia la criniera che un tempo era veramente imponente. Non ruggisco quasi più, raramente mi arrabbio e se accade, mi passa subito! Tanti traguardi li ho raggiunti, tanti li ho persi, ma altrettanti mi prefiggo di vincerli. O almeno ci proverò. Se devo dirvi qualcosa di preciso, mi avvalgo del vecchio telefono, compongo il vostro numero, fissando con voi un appuntamento, magari una pizza o un buon caffè e mi spiego guardandovi nelle “palle” degli occhi! Uso la parola palle per sdrammatizzare un poco, io non voglio salire in cattedra, non ho il titolo per farlo e nemmeno la voglia. Però a volte, mi sono sentita e mi sento trascurata, rispetto a ciò che ho dato. Punto. Non vi è altro da aggiungere, se non dirmi come vi sentite voi e che cosa ne pensate riguardo a questi punti precisi sul difficile mondo dell’amicizia. Oggi ne abbiamo sviscerati altri, in questo grigio ma importante e rivelatore pomeriggio! Sempre vostra, con lealtà.
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