“Per noi, lo Stato perfetto è lo Stato cattolico: non ci bastache un popolo sia cristiano perché si compiano i precettidi una morale di quest’ordine, ma sono necessarie leggiche mantengano il principio e correggano l’abuso”Francisco Franco
Nella stessa lingua, ma a poco meno di ottant’anni di distanza e a poco più di ottomila miglia dalla Spagna che stava per cadere nelle mani di Francisco Franco, nelle Filippine c’è chi esprime lo stesso concetto e prepara un’altra guerra civile contro un altro parlamento democraticamente eletto. Stessa lingua, stesso concetto, stessa tensione tra chi vuole uno Stato laico e chi ne vuole uno etico, ma stavolta, come sempre accade, la tragedia torna in farsa: il presidente Benigno Aquino è irremovibile nel sottoporre al parlamento un’iniziativa del governo in favore dell’educazione sessuale nelle scuole e dev’esserci qualche possibilità che la proposta raccolga la maggioranza perché la Chiesa cattolica locale, nella persona di monsignor Ruperto Santos, strenuamente si oppone già al fatto che la proposta di legge venga messa ai voti, perché spiegare certe cose ai ragazzini favorirebbe in essi una “mentalità contraccettiva” e “minaccerebbe il senso morale” della società filippina. Sulla solidità di questo “senso morale”, ora che l’educazione sessuale non è ancora materia d’insegnamento, parlano il preoccupante incremento delle malattie veneree, delle gravidanze indesiderate e degli aborti clandestini nella popolazione minorile delle Filippine, che è proprio ciò che ha mosso il governo all’iniziativa legislativa.Siamo davanti al riproporsi del solito paradosso di ogni paese che abbia tradizione cattolica fortemente radicata: qui, per ciò stesso e per esplicito vanto dei cattolici, il “senso morale” dovrebbe essere assai superiore a quello di altri paesi, e tuttavia ciò viene smentito dai fatti. Paradosso nel paradosso è che i più strenui difensori di questa tradizione si oppongano ad ogni politica che miri a contenere i danni di questa pur evidente perdita del “senso morale”, purché sia conservato il principio che a contenere i danni si avrebbe un’ulteriore e maggiore perdita del “senso morale”. È evidente che una tradizione cattolica fortemente radicata non sia efficace nel mettere un freno a fenomeni sociali che sono unanimemente considerati indesiderabili, da chi è cattolico e da chi non lo è, e tuttavia in questi paesi non è possibile trovare una soluzione condivisa, neanche a fronte della patente inefficacia dei precetti della dottrina morale cattolica, per quanto conculcati in modo assai pervasivo: per chi è cattolico, l’unica soluzione possibile sta solo nel mantenere il principio che regge quei precetti, eventualmente immaginando “leggi che mantengano il principio e correggano l’abuso”, come sosteneva Francisco Franco. A chi non è cattolico, e dunque non può immaginare che “lo Stato perfetto è lo Stato cattolico”, non resta che rassegnarsi o farsi trascinare in una guerra civile. Date le premesse, sempre meglio perderla che non combatterla.
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