Vi segnalo in questo articolo di repubblica anche la parte della lettera che il Circolo PD Trastevere (mitico) ha scritto a Bersani sempre sul tema del post precedente.
“Nessuno dei consiglieri può essere candidato a rappresentare i cittadini in Parlamento senza determinare una forte contraddizione tra ciò che diciamo di essere e di voler fare e ciò che concretamente diciamo e facciamo”, sottolinea Giancarlo Ricci, segretario del circolo Pd di Trastevere, nella lettera aperta indirizzata anche ad Enrico Gasbarra, segretario regionale del Lazio e a Marco Miccoli, segretario del Pd di Roma. “La loro candidatura – prosegue la lettera – mette a repentaglio la credibilità e la stima che il nostro partito ha riguadagnato con fatica nell’ultimo anno e ha consolidato con la coraggiosa operazione delle primarie. Le liste sono fondamentali per convincere gli indecisi: non possiamo presentare ai cittadini nomi di persone che con i loro comportamenti hanno danneggiato l’immagine del partito e fornito carburante all’antipolitica”. “Intendiamoci: il regolamento delle primarie, in astratto, consentirebbe loro di candidarsi, ma il problema non è formale, è politico. Presentare la lista elettorale – continua la lettera – è l’atto con cui il partito dice: ecco chi siamo. Molto più degli slogan e dei manifesti, la lista sta a dimostrare che rimettiamo al giudizio degli elettori la corrispondenza tra il nostro programma per il Paese e le persone che questo programma sono chiamate a realizzare. Quindi la lista non può essere la somma di scelte individuali: deve essere il risultato di una assunzione di responsabilità Chi guida il Partito deve esercitare la sua funzione dirigente, ci deve mettere la faccia, si deve assumere la responsabilità della composizione della lista”. “E’ giusto che i consiglieri regionali uscenti – sintetizza Ricci – stiano fermi un giro. Se vogliono bene al Partito democratico possono comprendere le motivazioni di questa richiesta. Se non le comprendono vuol dire che mettono al primo posto le ambizioni personali e non il bene del Partito”.