A votare sì sono stati Partito democratico, Nuovo centrodestra, Scelta civica e Per l’Italia (con 2 senatori in dissenso); per il no si sono schierati invece tutte le opposizioni. L’esecutivo tira dunque un sospiro di sollievo, dopo due giorni di passione, che lo hanno spinto a porre la fiducia su un maxiemendamento sostitutivo, per evitare che il disegno di legge Delrio venisse soffocato dalle 3000 proposte di modifica presentate da Lega e Forza Italia.
Anche all’interno della maggioranza, però, non mancano i problemi su un testo che davvero per un soffio ha rischiato di venire affossato dalla pregiudiziale di costituzionalità presentata dai 5stelle. I malumori sono evidenti soprattutto tra i Popolari per l’Italia, che già ieri, con la loro assenza, hanno determinato il primo inciampo del governo in commissione. Alla fine, però, il gruppo ha deciso per il sì.
Renzi ha messo la fiducia perché non ha la maggioranza, hanno attaccato con una voce sola le opposizioni. E hanno bocciato senza appello il provvedimento, bollandolo come un gran pasticcio, uno spot di pubblicità mendace che non elimina gli enti, anzi ne aggiunge di nuovi. Le province non spariscono, ha spiegato Loredana De Petris di Sinistra ecologia e libertà.
Ha cantato invece vittoria il PD, con Claudio Martini che ha evocato quella palude di cui spesso parla il presidente del Consiglio. Il testo torna ora alla Camera.
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