o Save the last dance, nonchè Salva l’ultima danza!
Ci tenevo ad una seconda parte di Sensazione. Mi starò ossessionando del termine? Sì e no.
Sì perché decomposto sens-azione prende il significato che merita.
No perché non mi affeziono così facilmente alle parole, dopo un po’ mi smorzano il fiato, mi annoiano. Parole che per vizio o difetto rientrano diecimila volte nel discorso, come: tipo, per esempio, infatti, perché?
Questa seconda parte è davvero una bella sensazione. Ho deciso di accompagnarla con una canzone, Firework di Katy Perry – e spero accompagni anche voi alla lettura – insieme a qualche cenno di testa per tenere il tempo. Detto così, offre un’immagine poco disinvolta… quasi… demenziale! che ammetto di avere: le cuffione da radio possono confermarlo. E non solo! Prima, per esempio, c’ho improvvisato una coreografia.
Com’èro piccola, come sognavo. Sognavo tutto, per me e per gli altri. Sognavo le farfalle diventare gabbiani, le api diventare regine umane, e sognavo di ballare per tutta la vita.
A che pro?
Capivo bene che si trattava di un sogno, perché non stavo effettivamente progettando, semplicemente sognavo. E tra sognare e progettare c’è differenza, c’è un abisso.
I sogni sono sentimenti astratti dell’anima, mentre i progetti sono i sentimenti concreti dei nostri desideri. E dire che i sogni son desideri è quasi una bestemmia. I desideri hanno più probabilità di realizzarsi rispetto ai sogni, perché i primi rientrano nella scala delle sensazioni e per questo: presenti, concreti, sentiti, definiti, sicuri, ostinati, decisi.
I secondi, fanno parte dei sogni che possiamo chiamare anche bisogni, desideri, obiettivi, ma che nella maniera più immaginaria si presentano poco autoritari e razionali, per questo: percettivi, spietati, insicuri, estranei dal mondo reale.
I progetti o desideri sono le uniche sensazioni con le quali conviviamo costantemente. Sono il presente.
E progettare un buon presente, per costruire un buon futuro, è una tra le più importanti sens-azioni dell’essere.