Eh sì, perché non riesco ancora a riprendermi dalla devastazione di questi ultimi quattro giorni. Ma in qualche modo bisogna guardare avanti e proseguire per la nostra strada.
A dicembre ci siamo lasciati con un post nel quale mi rammaricavo di dedicare poco tempo all'interazione con i miei lettori, pertanto riapro con un post analogo che non ha altro scopo che fare ulteriori quattro chiacchiere con voi. Solitamente, questo è ciò su cui stavo riflettendo ierlaltro: quando un blogger accenna alla mancanza di tempo non scende mai troppo nei dettagli. Ognuno ha la propria idea del tempo e della sua mancanza, un’idea che a mio parere è soggettiva, in quanto proporzionata alle abitudini di vita di ciascuno.
Posso io mettere a confronto la mia mancanza di tempo con quella che potrebbe lamentare la commessa di un negozio del centro (che magari è pure mamma, moglie e amante), le cui giornate lavorative si prolungano fino a tarda sera, weekend compresi? Sì e no, perché al di là della componente oggettiva, come ho detto, vi è anche una componente soggettiva, che è quella legata alla nostra percezione del tempo, così come è stata modellata dalle nostre abitudini quotidiane. E cosa succede quando le abitudini cambiano?
Vi basterà sapere che, negli ultimi mesi, le ore che ho dovuto dedicare al lavoro si sono dilatate, spesso fagocitando anche i sabati e le domeniche. D’altra parte c’è la crisi, no? Bisogna dare di più, molto di più. E cara grazia che è così, perché oggi nessuno è più insostituibile. E anche se puoi vantare venticinque anni di esperienza, se pensavi di aver già fatto tutta la gavetta di questo mondo, continui a non valere un cazzo se non dimostri ogni giorno che hai ancora un sacco di sangue da sputare. Sul fatto che poi il sangue te lo faccia sputare qualcuno che ha quindici anni meno di te e che in vita sua non si è mai alzato prima delle dieci di mattina… vabbè, che ve lo dico a fare?
Stiamo precipitando nell’abisso! Siamo tenuti per le palle e ci tocca rallegrarcene, visto che in fondo in fondo siamo dei privilegiati, noi che un lavoro l’abbiamo. E così gli ultimi sei mesi mi hanno visto spesso con la valigia in mano, itinerante come un giocoliere da una stanza d’albergo all’altra, su e giù per l’Italia tra fiere, eventi, clienti e chi più ne ha più ne metta. Tutte trasferte che hanno davvero messo a dura prova la mia resistenza anche perché, va detto, quelle sono tutte cose che non ti portano nulla dal punto di vista dell’esperienza, della soddisfazione o dell’entusiasmo; ti portano solo un mucchio di sbattimento non retribuito. E ti succhiano tempo, davvero tanto tempo buttato via nelle stazioni, negli aeroporti e nelle cene di lavoro. E quindi? Mancanza di tempo oggettiva o soggettiva?
Ciascuno può portare il suo metro di giudizio e il suo termine di paragone. Per me si tratta sostanzialmente di un cambiamento che ho dovuto apportare alla mia gestione del tempo. Tutto il resto è conseguenza. E il blog di tutto questo soffre terribilmente.
Non disperiamo! Le idee, almeno quelle, non mi mancano. Sul discorso di come fare a metterle in pratica ci sarebbe invece di che riflettere, ma preferisco non fasciarmi la testa prima del tempo. Una cosa però è sicura: comunque vadano le cose, non rinuncerò alla qualità in favore della quantità. Preferisco di gran lunga scrivere di meno piuttosto che arrivare a dover gettare sul piatto dei post riempitivi al solo scopo di dover pubblicare qualcosa a tutti i costi. Del resto, la velocità non è mai stata una delle mie doti migliori, anzi vi confesso che, con poche eccezioni, i miei post hanno una genesi molto lunga. La differenza rispetto al passato è che fino a un anno fa riuscivo a lavorare a più progetti contemporaneamente e perciò avevo sempre molto materiale in bozza, magari perfezionabile ma in gran parte già pronto, mentre negli ultimi tempi non solo ho avuto molto meno tempo, ma sono diventato più lento e inconcludente e questo, alla lunga, potrebbe portare a qualche, ehm, problemino di programmazione. Ma un progetto, almeno quello, lo voglio dichiarare lo stesso. Ho intenzione di rimettere mano su vecchi post del passato, quelli scritti tanti anni fa con uno stile che, rileggendoli adesso, sento non appartenermi più. A voi è mai capitato di non riconoscervi nel blogger che eravate tanto tempo fa? A me è successo e, non lo nascondo, provo un certo imbarazzo a frugare nel passato. Tanti post dei primordi oggi li scriverei diversamente e, statene certo, lo farò. Non ho ancora idea di come, nella pratica, finirò per riproporli senza scuotere le fondamenta del blog ma, vedrete, un modo lo troverò. Ma ora bando alle ciance! Obsidian Mirror è tornato, ed è più bello e più superbo che pria (solo un pochino più triste)! A prestissimo!