Sentenza……non ti ho mai conosciuto, non ti ho mai Amato.

Creato il 05 novembre 2013 da Cagliostro @Cagliostro1743

Lo scrive senza usare mezze parole l’avvocato Gianfranco Amato sulla Nuova Bussola Quotidiana nel suo articolo “Quando una lobby è gay può ignorare il giudice?”: «A Londra l’impudente e sfacciata arroganza delle lobby omosessualiste riesce a superare i limiti della decenza. Ne è un esempio lampante l’ultima vicenda della réclame gay sui mezzi di trasporto pubblici». Questi i fatti così come descritti dall’avvocato: «Dai primi di ottobre, infatti, i celebri double-decker rossi girano per la città con una vistosa e provocatoria scritta sul fianco: “Some people are gay. Get over it!”, ovvero “Esistono gli omosessuali. Fattene una ragione!”. L’iniziativa, che di per sé rappresenterebbe già un’inutile quanto becera provocazione – ispirata dall’unico acido intento di recare offesa – è riuscita a rasentare la tracotanza, se si considera che il 22 marzo 2013 un giudice dell’Alta Corte, Mrs. Beverly Lang, nel caso Core Issues Trust v Transport for London, aveva statuito che quella pubblicità, ideata dalla nota organizzazione omosessualista Stonewall, violava il regolamento del Transport for London, l’ente che gestisce il trasporto pubblico londinese, in quanto “atta a causare una diffusa e grave offesa”». Nonostante questo, continua il presidente dei Giuristi per la vita «i cartelli sono stati tranquillamente esposti sugli autobus della capitale britannica, con la compiacente benevolenza – o meglio complicità – del Transport for London».
Il giurista si domanda «che cosa sarebbe successo se, ad esempio, un’associazione cristiana avesse osato far esporre sui bus londinesi una pubblicità in chiave anti gay».
Per fortuna è facile rispondere ai legittimi dubbi del giurista. Il caso Core Issues Trust v Transport for London che cita Gianfranco Amato non riguarda affatto la pubblicità “Some people are gay. Get over it!” dell’associazione per i diritti della comunità omosessuale Stonewall così come viene scritto sulla Nuova Bussola Quotidiana ma – come riportato nella sentenza – attiene all’associazione cristiana Core Issues Trust ed ai suoi manifesti “Not gay! Ex-gay, post-gay and proud. Get over it!”: non per nulla il caso – come riporta lo stesso Amato – si chiama “Core Issues Trust vs. Transport for London” e non “Stonewall vs. Transport for London”. La pubblicità dell’organizzazione cristiana nasceva in risposta al messaggio dell’associazione Stonewall ma – come riportato anche dall’Huffington Post - il sindaco conservatore di Londra Boris Johnson si era opposto alla pubblicità anti-gay di Core Issues Trust proibendo questo genere di messaggio. Questo aveva scatenato le reazioni dell’associazione cristiana che ha citato in giudizio l’azienda londinese dei trasporti: il giudice ha respinto tale istanza considerando lecito l’intervento del sindaco. La vicenda è stata riportata anche da Benedetta Frigerio su Tempi che scrive che «A ottobre, però, è partita una denuncia per discriminazione, quando il Core Issues Trust, un’associazione cristiana di supporto agli omosessuali, si è vista rifiutare dall’azienda dei trasporti pubblici londinese, la Transport for London (Tfl), la richiesta di pubblicizzare sugli autobus della capitale la propria attività».
La battaglia legale non si è però conclusa e Core Issues Trust ha citato nuovamente in giudizio l’azienda dei trasporti ma questa volta con l’obiettivo di mettere al bando la campagna di Stonewall in quanto sarebbe – secondo l’associazione cristiana – offensiva allo stesso modo. Vedremo cosa decideranno i giudici a proposito e vedremo come commenterà la stampa cattolica italiana sperando che i nostri “giuristi cattolici” possano leggere direttamente le sentenze o gli articoli della stampa britannica o almeno possano documentarsi su Tempi (che di certo non è “pro-gay”) prima di scrivere di «impudente e sfacciata arroganza delle lobby omosessualiste»: il rischio – come spesso accade – è di prendere fischi per fiaschi.


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