Pomeriggio a scuola. Sono nell’atrio in attesa di A. la mia alunna di terza; giriamo delle scene per un video che andrà in concorso tra breve. Vedo Italiano, la collega del corso H che gironzola in giardino guardando in terra, di tanto in tanto. Non sono da sola e il commento comune è: Che starà cercando L. in giardino? La appena citata L. entra con un sacchetto di plastica in una mano, colmo di un non ben identificato contenuto, e nell’altra mano ha un supporto di plexiglas per targhe – il supporto, verosimilmente, scaraventato di sotto da una delle tante finestre che affacciano sul giardino; supporto che doveva adornare l’ingresso di una qualsiasi aula, ma che una mano caritatevole ha ben pensato di mandare ramingo nel prato. L. chiede lumi per il supporto e, ottenuti chiarimenti, mette via l’oggetto. Intanto A. è arrivata, ci dirigiamo insieme a M. per girare la scena. Ripostiglio della scuola. Al tremilionesimo ciak, A. azzecca le battute grazie a M. che le fa da sparring partner; entra Italiano con il sacchetto colmo e lo mette in un canto. M. la santa voce della verità, le dice indignato: ‘ssore’ ma è immondizia! In un empito di sacro furore L. risponde: Tu allora non hai mai sentito parlare di sentinelle ecologiche! C’è mancato poco non cadessi dalla sedia dove m’ero sistemata per riprendere A. Sarei caduta, sicuramente, se avessi potuto sganasciarmi dalle risate, in libertà. Quella era immondizia recuperata nel giardino, raccattata dalla sentinella ecologica L. Quando è uscita la sempre voce della verità ha commentato: Oh, ma che puzza! Non ho osato chiedere chi o che cosa puzzasse.