In questi giorni fa caldo perfino di notte, alla mattina presto si suda già e il tramonto cuoce l’aria della mia stanza fino a trasformarla in un forno.
Fortunatamente in ufficio l’aria condizionata c’è ed è al minimo, utile giusto per asciugare l’aria e impedirci di boccheggiare.
A casa però, specialmente nel weekend, non la uso né la usavo molto prima, ché ho un impianto funzionante installato qualche anno fa da un ex fidanzato troppo accaldato.
Non la uso, e in certi momenti, quando la temperatura è insopportabile, accendo al minimo il ventilatore e mi ci siedo davanti per qualche minuto, bevo acqua con ghiaccio (che si scioglie all’istante), abbasso le tapparelle, mi rinfresco i polsi e i piedi.
Per farmi coraggio penso a Tatiana, che con il suo mese senza frigorifero ha scoperto che gli ortaggi a temperatura ambiente sono molto più saporiti, e che l’acqua ghiacciata si pianta inesorabilmente sullo stomaco.
Penso a Colin Beavan che non aveva neanche il sollievo del ventilatore, ma che ha capito che il corpo umano è fatto per adattarsi e autoregolarsi, e l’aria troppo fredda in estate e quella troppo calda in inverno creano solo scompensi e reazioni come influenze, disturbi respiratori e altro.
A me per esempio, ogni volta che entro in un supermercato e passo nel reparto dei freddi, viene una congestione immediata, e poi quando esco dall’edificio soffro il doppio per il caldo afoso che c’è fuori.
Una vita d’inferno, insomma, per il corpo.
No, sopportare il caldo non è bello, e neanche il freddo degli inverni milanesi. Tuttavia voglio risparmiare elettricità e sacrificarmi un po’ (sperando che i gatti non ne soffrano troppo, ma sono certa che il loro bioritmo funzioni meglio del mio, lo dicono i milioni di peli sparsi per tutta la casa) cercando di resistere a questo caldo che, tutto sommato, è rilassante, favorisce gli abbiocchi e la pace interiore, e fa passare la voglia di cucinare e mangiare, di fare fatiche, di arrabbiarsi.
E voilà anche il lato positivo di questa estate torrida.