un incontro ravvicinato con gesucristo, nel profondo di un cimitero di campagna
Dio, genitore indiviso, che sei prima di ciò che capisco, e non capisco. Ti ho cercato nella sera quando le persone sono svagate per le vie della città e parlano senza intenzione attratte dalle vetrine come a caso. Non c’è un tempio che abbia le porte aperte. Dio, ma forse siete in tanti, Voi che siete il resto oltre ogni parola, forse Vi chiamo a caso e allora, spoglia di ogni liturgia, ascolto rispondere. Giravo il cucchiaio nella cioccolata, la gonna un poco salita sul giro del ginocchio, la camicia già calda e i bottoni tutti tesi e tutti profumo e davanti a me la piazza e il sagrato chiuso – e le persone erano già svagate ognuna al proprio tavolo di bar, e i camerieri e i vassoi, e tutto molto leggero e ghiacciato in questo inizio inverno, in questa prima sera al tavolo di un bar, ma senza di Te.