Senza parole :-)

Da Frogproduction

Premessa doverosa ai limiti del bimbominkionismo:
Una conseguenza del pop inteso in termini più ampi possibili è il fan(atic), per cui se esce il nuovo disco del tuo artista che tanto ti piace non solo lo compri, ma fai il possibile per fartelo piacere, ti disponi proprio mentalmente e fisicamente in una condizione per cui ti piacerà, non può che piacerti, oddio speriamo che sia bello! Io sono strano, ci ho riflettuto spesso, è andata così. Il primo cd che comprai non con i miei soldi, i soldi me li davano ( e me li dànno ancora, cosa credete ) mum&dad, ma che comprai intenzionalmente fu Showbiz dei Muse; il secondo To record only water for ten days di John Frusciante. Dal momento che sentivo la responsabilità di aver speso dei soldi ero teso quando mi misi ad ascoltarlo. Ero teso anche per via dell'oggetto e del gesto nuovo, ovvero inserire un disco e mettersi ad ascoltarlo. Lo ascoltai e non mi piacque, per niente, tranne Muscle Museum che era poi la ragione per cui lo avevo comprato. Il fatto accentuò la tensione, mi stavo proprio non dico vergognando, non so neanche che tipo di sensazione potesse essere, non mi ricordo, per cui cercai di calmarmi pensando che magari era questione di tempo, con un po' di pazienza mi sarebbe piaciuto. Pensavo che ovvio, Muscle Museum era la più bella, dunque era normale provare meno emozioni per le altre, ma che comunque se avevano fatto una canzone così bella erano validi, e il disco di conseguenza, e quindi mi sarebbe piaciuto. Tutto è bene quel che finisce bene: in seguito lo ascoltai e riascoltai, e i Muse divennero i miei preferiti, assieme ai Red Hot Chili Peppers, e Scar Tissue fu la scintilla che mi fece venir voglia di suonare la chitarra. Poi c'è da dire che sul versante RHCP alcuni traumi vennero fuori, ad esempio ascoltando By The Way, che pure qua e là non è malaccio, oppure Stadium Arcadium, che pure quello le sue belle canzoni ce le ha. Aspetto di sentire il nuovo. E tornando ai Muse, gli ultimi due hanno segnato una fase di stanca, The Resistance comincia molto bene, poi ha una fase centrale pessima e una finale apprezzabile ma fuori contesto: se Bellamy ha delle necessità espressive che esulano dal rock, tanto vale fare un lavoro dedicato a quello e prendersi una pausa dal gruppo, oppure proporre due progetti, ma quella suite orchestrale fa apparire l'album come pretesto. Comunque c'è un bel libro di Oliver Sacks, ce ne saranno molti in realtà, Musicofilia, che parla di ascolto. Questa premessa però dovrebbe introdurre la mia impressione circa "pro patria", il nuovo spettacolo di Ascanio Celestini. In poche parole, il suo lavoro è uno dei fatti culturali più importanti per la mia vita, per cui per me andarlo a vedere è stato un piacere, conoscere i suoi lavori ed avere in mente la sua voce, le storie che racconta, averlo fra i miei ricordi, tutto questo insomma è un piacere. Ecco, io posso "venerare" Bach J. S., ma non posso essergli grato, in fondo è un pensiero, è un insieme di suoni. Celestini invece sì, gli sono grato, e lo ammiro, per la bontà e l'intelligenza, per gli sguardi che mi permette di lanciare e per le risate sorprendenti fatte di buone intenzioni; per l'umanità e la fiducia nell'umanità che trasmette ( e scusate i paroloni ). Anche perché l'ho visto allontanarsi con lo zaino in spalla in una viuzza ormai deserta che erano quasi le sette di sera e un paio d'ore dopo ci sarebbe stato il suo spettacolo, e per il rispetto che si ha per gli sconosciuti non gli ho potuto manifestare la mia gratitudine e il mio entusiasmo ( e comunque il disco me lo aveva già autografato ).
Pro patria dunque. Gli ingredienti sono ( in ordine sparso ): Mazzini eroe sconosciuto e romantico, pre-emo, pre-dark. La repubblica romana e i sussulti rivoluzionari trasformati in toponomastica e in lezioni di storia per facce brufolose e annoiate. Padri e figli, veri e ideali, sognati, traditi, incompresi. Donne, non senza sé, ma senza Ma. Wittgenstein, ovvero il carcere fatto e finito al posto del mondo, chi è dentro è dentro chi è fuori è fuori. Sono un terrorista o un assassino, per quanto poco volgare e pure istruito? Chopin. Il negro che passa alla frontiera, gli ultimi degli ultimi degli ultimi, il niente che è uguale al niente elevato alla n ( di niente ).

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