Senza titolo

Creato il 11 novembre 2010 da Malvino


 Formamentis, Alterlucas, Gregorj ded.
Sono depresso, trovo insignificante scrivere, faccio fatica a leggere i giornali, non guardo la tv, non vado al cinema, ho provato a strimpellare un poco al piano e a preparare intingoli, ma senza giovamento, e ho messo pure dei sacchetti di lavanda qui e lì, dicono che la lavanda tiri su: niente, sto giù, riesco a sbrigare solo gli affari correnti, i doveri perché sono doveri, e poc’altro. Passo il tempo che rimane a contemplare il niente, senza aver nulla da ridirne, tanto meno da scriverne, e per chi è sempre stato grafomane – sempre, anche nei momenti più brutti – è davvero strano, perché mi capita per la prima volta: è la prima volta che la depressione – se così posso chiamarla – mi deprime la scrittura.Mai stato così, devo dire. È sempre stata la scrittura a tirarmi fuori da momenti come questi, è sempre stato un film o uno spartito di Clementi a farmi passare tutto, adesso no.
Ma forse depressione è termine improprio, perché non avverto alcun sintomo psichico o organico di quelli che fanno da corteo a ciò che comunemente è detta depressione. Diciamo che si tratta di qualcosa che tocca ciò che Jung chiamava animus: ho in animo la comprensione dell’inutilità del tutto, della totale mancanza di un senso nelle cose, nei fatti e soprattutto nelle persone: avverto l’annichilente insulsaggine del tutto, né io mi salvo, anzi sto al centro di questa apocalisse. Un angelo (anche qui valga quanto in Jung) mi ha dato da mangiare pagine di un libricino allucinogeno e rimango – termine improprio, dicevamo – depresso. Tutto mi appare insulso e inutile, e non posso farci niente.Questa volta non riuscirò a salvare il mondo dalla catastrofe finale, e mi spiace, ma devo dire: solo fino a un certo punto.

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