"Jules e Jim" (di François Truffaut, 1962)
Nel disagio compulsivo del tentato addio,
anche questa è andata:
con magrezza di ricordi
frequentiamo ancora lo stesso luogo
e ne cerchiamo i confini,
inutilmente.
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Non c’è nulla di cui meravigliarsi:
l’immobilismo del cuore
è virtù da poeti.
Tra le radici che si dipartono
dalle costole strette,
ne riconosco un paio
– secolari -
che nessuno ha ancora seppellito:
riserve profumate di cibo
ne allontanano la colonizzazione mediocre.