Sequenziato il genoma del diavolo della Tasmania: basterà a salvarlo dall’estinzione?

Creato il 17 settembre 2010 da Emmecola

Il Wellcome Trust Sanger Institute e l’azienda californiana Illumina hanno annunciato di aver completato il sequenziamento del genoma del diavolo della Tasmania (Sarcophilus harrisii). La sequenza è ancora soltanto una bozza, ma di ottima qualità: il genoma del marsupiale è stato infatti sequenziato con una copertura elevatissima (80X), in pratica è come se fosse stato letto 80 volte. I ricercatori che hanno condotto il progetto hanno analizzato il DNA di un animale sano, soprannominato Salem, e si stanno apprestando a studiare due campioni di tessuti tumorali di esemplari malati.

Il diavolo della Tasmania è infatti vittima di una terribile epidemia di cancro facciale che sta mettendo questa specie a serio rischio di estinzione: da quando la malattia è comparsa 14 anni fa, la popolazione dei piccoli mammiferi è infatti scesa dell’80%. Il tumore facciale dei diavoli è un caso più unico che raro nel regno animale: tramite i morsi, le cellule tumorali di un esemplare si trasferiscono nel secondo animale, che generalmente muore dopo pochi mesi dall’apparizione dei sintomi. Utilizzando la sequenza genomica dell’animale sano come riferimento, i ricercatori sperano di riuscire ora a individuare le mutazioni nel DNA responsabili della progressione del cancro: per questo motivo progettano di raccogliere altri campioni di animali malati, oltre ai due già in loro possesso. Lo scopo è quello di identificare delle barriere naturali e dei percorsi geografici preferenziali del contagio, in modo da guidare gli sforzi in atto per la conservazione della specie.

La malattia che affligge i diavoli provoca malformazioni al volto che alla lunga impediscono all’animale di nutrirsi, uccidendolo per inedia. Cosa ancora più grave, a causa della peculiare trasmissibilità di questo cancro, l’epidemia si sta diffondendo a una velocità impressionante, e se non si riuscisse ad arrestarla, questa specie scomparirebbe – dicono le stime – nel giro di 20 anni. Siamo però fiduciosi che per allora avremo già individuato una soluzione per salvarla dall’estinzione, anche grazie al sequenziamento del genoma appena completato.

Fonte: Wellcome Trust Sanger Institute



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