Serena Zanardi – Premio San Fedele, Trentatré 1942-1975,2013, Installazione, 10 busti in terracotta dipinta con tempera, cenere e ruggine, album fotografico d’epoca, 20x13x10 cm cad.
Premio San Fedele 2012 / 2013 MILANO - Serena Zanardi, Isabella Mara, Mario Scudeletti, Alessandro Mason, Francesco Arecco. Inaugura alla Galleria San Fedele (vedi MAPPA) mercoledì 22 maggio 2013 alle ore 18,00 la mostra dedicata al Premio Artivisive San Fedele 2012 / 2013 e al Premio Paolo Rigamonti 2012 / 2013. L’esposizione proseguirà fino al 6 luglio 2013, con il contributo di Fondazione Cariplo, a cura di Andrea Dall’Asta SJ e Daniele Astrologo, Ilaria Bignotti, Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Massimo Marchetti, Kevin Mc Manus, Michele Tavola. Artisti in mostra: Afran , Francesco Arecco, auroraMeccanica, Claudia Caldara, Maurizio Cogliandro, Massimiliano Gatti, Gaspare, Isabella Mara, Alessandro Mason, Fabio Romano, Mario Scudeletti, Serena Zanardi. Nel coso dell’inaugurazione della mostra saranno premiati i vincitori. >
Primi tre artisti classificati del Premio San Fedele 2012 / 2013
1 Serena Zanardi
2 ex equo Isabella Mara, Mario Scudeletti
3 Alessandro Mason
Premio Paolo Rigamonti 2012/13
Francesco Arecco
Menzione Speciale dei curatori-tutors
Massimiliano Gatti, Gaspare
Isabella Mara – Premio San Fedele, Citazioni, 2013, installazione, libri e carta pergamenata, 250×70 cm
Catalogo in Galleria con testi di
Daniele Astrologo, Ilaria Bignotti, Chiara Canali, Andrea Dall’Asta S.I., Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Massimo Marchetti, Kevin McManus, Michele Tavola
conferenze di
Adriano Guarnieri, Giovanni Chiaramonte, Silvano Petrosino, Roberto del Riccio SJ
organizzazione mostra e redazione catalogo
M.Chiara Cardini
allestimento
Umberto Dirai
progetto grafico
Donatello Occhibianco
organizzazione stampa
Augusto Papini
Fino al 6 luglio 2013
orario: 16.00 – 19.00
dal lunedì al venerdì
apertura al mattino su richiesta
Alessandro Mason – Premio San Fedele, Brancusi alla radio, 2013, ferro e ottone, 310x50x190 cm, Foto Alessio Guarino
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Andrea Dall’Asta SJ
Direttore Galleria San Fedele – L’approdo della vita
In un mondo che rischia sempre più di vivere senza riferimenti dal punto di vista politico, sociale e religioso, proporre a giovani artisti un tema sull’approdo, sul significato di una meta verso la quale orientare il proprio sguardo, è una vera e propria sfida. Infatti, si è trattato per loro di riflettere sul senso più profondo della vita, di domandarsi quale direzione prendere per comunicare un’esperienza ricca di senso. Parlare di approdo significa, infatti, cercare di immaginarsi il termine di un viaggio, capire dove il percorso compiuto ti ha portato. In questo senso, il Premio San Fedele 2012/2103, concludendo il ciclo triennale “E quindi uscimmo a riveder le stelle” è stato un’occasione per offrire un momento di riflessione, per interrogarsi su alcune domande fondamentali. La mostra è a cura di Andrea Dall’Asta SJ, e di Daniele Astrologo, Ilaria Bignotti, Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Kevin Mc Manus, Massimo Marchetti e Michele Tavola.
Con l’installazione Trentatré 1942 – 1975, Serena Zanardi riflette sul tema della memoria. Riprendendo le vecchie fototessere dimenticate di una donna sconosciuta nell’arco di trent’anni realizza in terracotta dipinta i suoi ritratti. È come se in questo modo le fotografie riprendessero vita. La donna si presenta davanti a noi, col suo sguardo, il suo sorriso. Le foto si trasformano nelle mani della giovane autrice in piccole statue che rivelano il trascorrere del tempo di una persona, attraverso il ritratto. L’approdo diventa così il sottrarre all’oblio quanto era stato abbandonato e forse perduto per sempre. E la vita di quella donna rinasce, entrando nella nostra memoria. Sempre sull’idea della memoria si ispira il lavoro di Isabella Mara. Con Citazioni, la giovane autrice parte dall’idea secondo la quale ogni libro – letto, vissuto e sottolineato – dischiude un mondo, in cui è possibile entrare per soggiornarvi e dimorarvi. L’approdo consiste in questo abitare nella memoria, perché questa diventi un’ancora, un luogo sicuro. Nella sua installazione, i libri si trasformano in una città, in cui tessere trame di vita, una molteplicità di relazioni e di connessioni. Si tratta forse della critica a un mondo in cui tutto scorre così rapidamente che rischiamo di perdere la nostra identità, nell’assenza di una “memoria” individuale e collettiva? Con Senza Titolo, Mario Scudeletti presenta una sedia e un banco, il cui piano opaco ha una lunghezza inusuale che si sviluppa verso l’alto. Quale è la meta? La condizione umana – suggerisce il giovane autore – non può fare a meno di sollevare il proprio sguardo verso l’alto. Certo, il banco è simbolo di quell’apprendere umano che non si compie mai una volta per tutte. È un compito infinito. Tuttavia, il banco non costituisce l’approdo, ma indica semplicemente la direzione verso la quale contemplare la meta della vita, per potersene meravigliare: le stelle. Con Brancusi alla radio, Alessandro Mason ci trasporta in uno scenario in cui il mare diventa protagonista. Anche se come memoria. Il giovane autore concepisce una “macchina”, costituita da uno stelo verticale in metallo con due “pale”. Sono elementi orizzontali in azione collocati nel mare e sono composti da un sistema di lame costantemente sollecitate da acqua e aria. Sono dunque continuamente oscillanti, ruotanti, vibranti. L’approdo è il raggiungere un equilibrio perché poi la macchina, portata in uno spazio espositivo, riveli sulla propria “pelle” le tracce del tempo. Una storia è così raccontata attraverso segni, ossidazioni, incrostazioni saline. E come un reperto, suggerisce quei paesaggi “vissuti” nella mente di chi la osserva.
Francesco Arecco – Premio Paolo Rigamonti 2012/13, Òmphalos, 2012, pioppo e abete rosso di risonanza, cera d’api, 90X80X80 cm
Molto diversa è l’intuizione di Francesco Arecco che presenta una scultura in legno dal titolo ‘Omphalos (ombelico). Su suggestione degli antichi ‘omphaloi conservati a Delfi – uno era di epoca classica, l’altro del periodo ellenistico – attraverso una serie di lame di legno di pioppo e abete rosso di risonanza, costruisce un ombelico, punto di arrivo e al tempo stesso di partenza, in quanto segna l’inizio della vita autonoma del bambino. Al tempo stesso, Arecco allude al bocciolo di un fiore, che sta per aprirsi. Nella sua forma pressoché sferica simboleggia un modello dell’universo. E la sua forma ricorda una cassa armonica da cui risuona il fruscio dei movimenti del cosmo.
Con Lampedusa o dell’esteso deserto, Massimiliano Gatti ci riporta agli sbarchi di immigrati a Lampedusa. Tuttavia, le sue foto non ritraggono “persone”, quanto piuttosto i loro oggetti personali che, persi durante l’approdo, il mare ha raccolto e restituito. Una teiera, un bicchiere da te, un pezzo di stoffa… Sono piccoli oggetti che tuttavia sprigionano un alto valore simbolico, in quanto ridanno dignità ai loro possessori. Immersi in uno sfondo bianco, quasi che il giovane artista abbia cercato di mettersi il più possibile da parte, pongono interrogativi sulle persone che non hanno potuto riprenderli con sé. Dove sono? Quale approdo
avranno raggiunto? Saranno sopravvissuti? Ben diverso è il lavoro di Gaspare che, con Untitled (Library) 2013, presenta 100 fotografie istantanee che ritraggono una “distesa di cenere” ottenuta dopo aver bruciato 100 libri della sua biblioteca. Se per il giovane autore distruggere è ricreare, l’opera sembra non condurci ad alcun approdo, quanto suggerirci un continuo ripetersi delle vicende del mondo, in una ciclicità che non conosce sosta.
Molto interessante è poi il lavoro di Maurizio Cogliandro che presenta un libro d’artista, Tree. Attraverso una serie di 14 fotografie di un bosco, siamo accompagnati in un viaggio verso una luce che tutto dissolve, in un bagliore metafisico. Ironica e divertente è la performance L’Approdo di un giovane di origine africana, Afran che, continuando a dipingere e ridipingere sulla stessa tela soggetti sempre nuovi, evoca un approdo intriso di sensazioni di inutilità, di vuoto, proprio quando si è giunti alla meta. Se Fabio Romano con Fallout propone un’installazione costituita dal depositarsi delle polveri sulle strutture di oggetti trovati, componendo delle micro città distrutte da eventi naturali o dalla mano dell’uomo – l’approdo è qui forse un annientamento totale della vita? – il gruppo Aurora Meccanica, con Esigue dipendenze, indaga sul rapporto tra immagine e pubblico. Toccando l’acqua contenuta in una vaschetta lo spettatore crea una rielaborazione digitale proiettata sul muro. L’approdo diventa qui la possibilità di creare infinite immagini in relazione tra loro. Infine, Claudia Caldara per l’installazione Alla luce del giorno fotografa una villa abbandonata nei campi pugliesi e la proietta nel cuore della notte in luoghi di passaggio frequentati prima che sorga il sole, come stazioni ferroviarie. L’immagine scompare con la luce del giorno. Si perde nella luce. È forse anche questo un modo per indicare un approdo?
Andrea Dall’Asta SJ, Direttore Galleria San Fedele
Mario Scudeletti – Premio San Fedele, Senza Titolo, 2013, banco scolastico modificato, lamina plastica, profilo in legno tinteggiato a gommalacca, 350x70x90 cm
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Galleria San Fedele
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MAE Milano Arte Expo -milanoartexpo@gmail.com- ringrazia M.Chiara Cardini - Galleria San Fedele per le notizie e le immagini relative al Premio San Fedele 2012 – 2013, al Premio Paolo Rigamonti 2012 / 13 e alla mostra dedicata al Premio.
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