Sergio Endrigo se ne è andato il 7 settembre del 2005. In questa intervista, concessa a Chez Mimì, realizzata prima della sua scomparsa da Alessandro Wagner e pubblicata sul numero 29 della nostra fanzine, racconta della sua carriera: i successi, gli anni bui e la sua collaborazione con Mia Martini. Lei viene considerato un cantautore della scuola genovese. Ma in realtà è istriano…Sì, di Pola. Nei primi anni '60 ho cantato in diversi night club di Milano ed è stata una esperienza divertente. Successivamente, sono riuscito ad avere un contratto con la Ricordi per la quale incidevano Paoli, Bindi, Tenco. Ho cominciato a comporre con l'ausilio di una chitarra e sono nate “Bolle di sapone”, “I tuoi vent'anni”, “La brava gente”. Poi, sono passato alla Rca e sono arrivati i miei primi successi: “Io che amo solo te” e “Teresa”. Per non avere imposizioni, visto che alla Rca volevano che io, vicino allo stile di Jacques Brel, cantassi anche la rumba, ho firmato con la Fonit Cetra. Ho partecipato a vari Festival di Sanremo, nel '67 con “Adesso sì”, nel '68 ho vinto con “Canzone per te” in coppia con Roberto Carlos, venuto dal Brasile perché in Italia nessuno voleva cantarla, neanche la Zanicchi, perché era una canzone melodica mentre andava di moda il beat. Nel '69 e '70 ottengo un secondo e terzo posto con “Lontano dagli occhi” e “L'arca di Noè”. L'ultimo mio successo discografico risale al '74 con “Ci vuole un fiore”. Tra i miei lavori più interessanti vi è “La vita, amico, è l'arte dell'incontro”, omaggio al grande Vinicius De Moraes, con lui ho realizzato un album per i bambini tutto dedicato agli animali : “Il pappagallo”, “La pulce”, “L'anatra”, con i testi tradotti da Sergio Bardotti.La sua produzione discografica è andata progressivamente scemando, perché?
Dall’ ‘80 al ’95 ho fatto cinque album, uno prodotto da Edoardo De Angelis e l’ultimo, realizzato con Antonio Marangolo, arrangiatore di Paolo Conte, non ha avuto promozione. Ho detto, allora, basta: dischi non ne faccio più, assolutamente.Cosa ne pensa dei cantautori genovesi?
Conosco De Gregori, Dalla, Venditti e c’è qualcuno che mi piace di più e qualcuno di meno, chiaramente. Ligabue è molto simpatico. Io mi sono fermato ai Beatles. Pelù e i Litfiba non li critico ma non li capisco, è come se parlassero cinese.Lei ha scoperto Marisa Sannia, interprete di molte sue canzoni.
La Fonit aveva indetto alla fine degli anni ’80 un concorso per voci nuove e con il musicista Bacalov abbiamo scelto la Sannia per la sua voce particolare e Gianni Pettenati.Parliamo di Mia Martini. Le due canzoni fatte con lei nel ’75 per l’album “Canzoni Venete” sono state una partecipazione occasionale…
… Beh, sì, eravamo entrambi alla Ricordi, serviva una donna che interpretasse queste canzoni, abbiamo duettato e in “O Dona Lombarda” e “Cecilia”. Con Mimì abbiamo avuto un ottimo rapporto. Mi ricordo, anni fa, un incontro a Cefalù in Sicilia, ad una serata organizzata da Rizzoli con parecchi cantanti, io sono arrivato un po’ in ritardo, era una grande sala all'aperto con gli ombrelloni di paglia sopra i tavoli pieni di gente. Lei, invece, stava in un tavolo da sola, io sono andato là, mi sono seduto vicino a lei, mi ha abbracciato. La cosa più drammatica che può succedere ad una artista è quando si dice che porta jella, è una vergogna incredibile, assoluta. Restavo fuori dal coro e insultavo i coristi quando mi capitavano a tiro, cercavo di trasmetterle solidarietà, l'affetto per l'essere umano fragile, la stima per l'artista tangibile. Al ritorno da uno dei miei periodici viaggi in Brasile le feci conoscere una canzone che sembrava scritta per la sua voce: 'Milho Verde'. Le piacque, la incise: un'esecuzione soave e delicata come una farfalla rosa’.
In Italia di mio non si trova niente….. Oggi sono riconoscente verso il mio pubblico e i miei simili in generale e mi piacerebbe dire che l’uomo che non ride è comunque un uomo felice.
Amen’. Intervista di Alessandro Wagner con integrazioni di Michele Bovì.
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