Red Riding : In the year of our Lord 1983 è la degna conclusione di una trilogia di altissimo profilo: tutti i nodi vengono al pettine e tutte le tessere del mosaico troveranno magicamente la loro giusta collocazione.
Il film diretto da Anand Tucker è meglio inquadrabile come genere: siamo dalle parti del giallo, l'indagine poliziesca è seguita per filo e per segno e da una doppia prospettiva. Quella dell'ex capo della polizia Maurice Jobson, ora uscito da quella macchina di ingiustizia e corruzione che ne aveva fagocitato la coscienza e che rispondeva al nome di West Yorkshire Constabulary e quella di John Piggot, avvocato che sembra aver visto giorni migliori e che piange un padre che forse non è degno di tutte le sue lacrime.
Jobson e Piggot compiono un percorso comune di acquisizione progressiva di coscienza del male provocato da una polizia corrotta e collusa con la delinquenza ma non quella comune, quella dei colletti bianchi , quella che "sposta" sia economicamente che politicamente.
La stessa polizia che è stata parte delle loro vite, sia direttamente nel caso di Jobson, sia indirettamente , tramite il padre, nel caso di Piggot.
Molto buono è il lavoro di David Morrissey, star televisiva di prima grandezza del jet set televisivo britannico, nel ruolo di Jobson, e di Mark Addy, nel ruolo di Piggot, che sembra un fratello maggiore di Nick Frost ( l'amicone di Simon Pegg da Shaun of the Dead in avanti) , uno che si è fatto conoscere nella seminale commedia sulla crisi Full Monty e che con il suo fisico meno che mediocre testimonia in modo brillante lo sfacelo che contraddistingue la vita di un avvocato senza futuro.
E' grazie alla loro bravura e al disegno certosino di personaggi e ambienti che Red Riding: In the year of our Lord 1983 si solleva come gli episodi precedenti dal marasma delle produzioni televisive in serie acquisendo dignità prettamente cinematografica.
Ci sono maniaci, mostri nascosti dietro facciate insospettabili e ognuno ha qualche scheletro da nascondere nel proprio armadio, chi più chi meno.
E la lotta per la luce della giustizia è dura e senza esclusione di colpi.
La regia di Anand Tucker confrontandola con quelle di Jarrold e Marsh è quella che si assume maggiori rischi: da una parte una ricostruzione d'ambiente precisa e circostanziata, dall'altra slanci visionari che hanno quasi del lirico inseriti come sono in un contesto così grigio e brullo.
Lo Squartatore dello Yorkshire che aveva assunto tanta importanza nel secondo film ora ridiventa collaterale alle indagini e rivela sempre più la natura di paravento dietro cui nascondere le brutture di una realtà infame con il marciume che parte dalle fondamenta del tessuto sociale e arriva fino ai vertici.
In mezzo tanti innocenti, manovrati da mostri senza scrupoli , esseri umani che sono solo rotelle di mefistofelici ingranaggi in cui tutti sono sacrificabili .
Anche Jobson e Piggot sono allo stesso modo sacrificabili , pur se dalle parti opposte di questa organizzazione praticamente perfetta.
Ma loro hanno la forza di ribellarsi al loro ruolo di semplici pedine.
( VOTO : 8 / 10 )