Produzione e distribuzione : Abbott Vision, Red Production Company, BBC
Episodi : 3 da 60 minuti cadauno
Tom Ronstadt, giornalista d'assalto la cui carriera è in fase non di stallo ma di vera e propria caduta libera, vive a Londra un'esistenza sul filo del pericolo tra droghe , alcool e sballi vari.
La sua carriera di giornalista è arrivata a un punto di non ritorno e per questo decide di tornare dal padre, in provincia, a cui hanno diagnosticato una forma molto aggressiva di Alzheimer.
Bada a lui la sorella, Nancy, che sta sacrificando tutta se stessa per assistere al meglio il padre.
Tom non è tornato per la sorella, ma per il padre, una volta giornalista d'assalto anche lui, che si ostina a nascondere un mistero di molti anni prima riguardante lui e altri bambini del posto.
E la malattia complica dannatamente il tutto.
Ma alla fine il segreto tornerà in superficie...
Exile è una miniserie in tre puntate targata BBC del 2011 creata dal signor Paul Abbott, guru della televisione inglese, autore di molte serie e passato alla storia per la creazione dell'universo variegato di Shameless , una delle poche serie che trasportate dalla terra d'Albione agli Stati Uniti non ha perso nulla della sua carica provocatoria e dissacrante.
L'idea che sta alla base di Exile è quella di raccontare una sorta di ritorno del figliol prodigo, un ritorno forzato più che altro da circostanze esterne e che si rivela molto meno facile del previsto.
Tom è costretto a tornare a casa dal padre per via della sua vita sregolata e di una carriera professionale cacciatasi ormai in un vicolo cieco , ma sembra tornare nel posto sbagliato, a casa di un padre mai troppo amato e di una sorella forse mai conosciuta veramente a fondo.
Qui vorrei fare una divagazione perché mi scatta automatico fare un confronto sul come viene affrontato il discorso della malattia in questa miniserie inglese e l'analogo discorso fatto in Still Alice, film veicolo di una convincente candidatura all'Oscar targata Julianne Moore.
In Exile la malattia è trattata molto più realisticamente: il malato di Alzheimer non è solo un simpatico individuo che dimentica i nomi o usa l'evidenziatore per aiutarsi nella lettura.
E' una persona bisognosa di assistenza continua, capace di fare cose estremamente imbarazzanti e spiacevoli, una persona con cui è difficile instaurare un rapporto perché tanto la legge è dettata sempre dalle stravaganze obbligate da una degenerazione della sua materia cerebrale.
Exile non nasconde nulla della sgradevolezza di questa situazione, sbatte tutto in faccia allo spettatore, cosa che Still Alice , a mio parere abbastanza furbescamente, non fa, tenendosi al di fuori dei binari di un realismo scomodo forse da rappresentare in un contesto come quello degli Oscar.
Il vecchio Sam non ricorda perché è demente, almeno così sembra in talune circostanze, ma spesso si ha la sensazione che alcuni particolari legati all'infanzia di Tom e a un mistero vecchio di circa quaranta anni, li voglia tenere nascosti a forza , cercando di non farli scoprire al figlio.
Exile è una serie che si nutre del confronto psicologico tra i vari protagonisti, a tratti duro da sostenere, non c'è l'adrenalina action o un meccanismo ricco di suspense per tenere lo spettatore incollato alla poltrona.
E' il racconto senza ipocrisie di una storiaccia vecchia di decenni ma che mantiene inalterata tutta la sua carica di estrema sgradevolezza.
Ma è anche il racconto del recupero progressivo di un rapporto tra persone che in realtà sembrano non essersi mai conosciute a fondo, di una famiglia che sembra ricongiungersi seguendo la fiammella del ricordo dei tempi andati .
Ad Exile forse manca quel piccolo scatto in avanti che le permetterebbe di essere un vero e proprio cult, forse anche a causa della breve distanza, dura solo 3 ore, poche per le dinamiche televisive, ma convince proprio in virtù di una qualità realizzativa al di sopra della norma.
Già solo vedere Simm, Broadbent e la Colman in azione è un gran piacere, poi c'è anche una narrazione ricca di spunti e di sorprese che convince e avvince.
Senza usare squallidi trucchetti per tenere desta l'attenzione.
PERCHE' SI : ottimo trio di protagonisti, una vicenda che nasconde molti spunti e sorprese, l'Alzheimer trattato in maniera realistica in tutta la sua sgradevolezza.
PERCHE' NO : miniserie troppo breve per sviluppare alcuni dettagli narrativi di interesse( tipo la vita della sorella del protagonista, oppure il ruolo della madre), c'è poca adrenalina che scorre in un lungo , continiuo confronto psicologico, gli manca quel piccolo scatto in avanti per farne un vero cult.
( VOTO : 7 / 10 )