Serie Johanne Vik e Yngvar Stubø di Anne Holt

Creato il 16 dicembre 2011 da Nasreen @SognandoLeggend

Ex procuratore ed ex ministro della giustizia in Norvegia, dove è nata nel 1958 ed è tornata dopo aver frequentato il liceo negli Stati Uniti. Ha lavorato in tv come annunciatrice e curato una rubrica calcistica, sua grande passione. Attualmente vive con moglie e figlia a Oslo. Il suo esordio letterario risale al 1993 e al momento in Italia solo sei dei suoi romanzi sono stati tradotti.

Johanne Vik e Yngvar Stubø;

1. Quello che ti meriti – isbn: 9788806198640
2. Non deve accadere – isbn: 9788806202545
3. La porta chiusa – isbn: 9788866213031
4. Pengemannen
5. Flimmer

Titolo: Quello che ti meriti
Autore: Anne Holt
Serie: serie di Johanne Vik e Yngvar Stubø, 1
Edito da: Einaudi
Prezzo: 12,50 €
Genere: Thriller
Pagine: 422 p.
Voto:

Trama: Johanne è una ricercatrice universitaria che si sta occupando del caso di un uomo, probabilmente innocente, che fu condannato per l’omicidio di una ragazza negli anni ’60; Yngvar, autodegradatosi a commissario dopo la morte di moglie e figlia, è alle prese con un rapitore di bambini e decide che, volente o no, Johanne e le sue abilità di profiler gli saranno necessarie. Lei però non ne vuole sapere, e intanto il rapitore comincia a restituire ai genitori i cadaveri dei bambini, morti senza causa apparente.

Recensione
di Hydra

Gli autori nordici sono sempre biscotti graditi nella mia sala da the mentale, e da quando sono pure di moda posso scegliere tra mille mila gusti e ricette diversi. Se poi sono proprio al gusto frutti rossi, ovvero trattano di morti ammazzati, si uniscono due passioni e non posso che iniziare la lettura carica di ottime aspettative: tra un biscotto preparato nella pasticceria preferita con ottimi ingredienti bio e uno invece industriale e pure di sottomarca c’è una bella differenza di qualità, ma a meno che non siano proprio tossici riesco a mandarli giù entrambi senza problemi.

Quello che ti meriti rientra nella seconda categoria: si è lasciato mangiare e non mi sono affogata con qualche briciola traditrice, però era l’ennesimo prodotto “industriale”, senza alcun sapore che lo contraddistingua. L’impasto di base non era affatto male, e visto che si tratta del primo capitolo di una serie con protagonisti Johanne e Ingvar c’è speranza che i prossimi episodi abbiano meno grumi qua e là. Questo vuol dire che se trovassi un’altra scatola di biscotti Holt in offerta un secondo assaggio glielo concederei, magari nel frattempo la ricetta è stata migliorata.

In questa prima indagine gli ingredienti usati sono quelli che si ritrovano in molte ricette. Per la preparazione servono:

- un serial killer sociopatico;
– almeno due vittime pure di cuore e in tenera età (abbondare a piacimento);
 - un investigstore depresso, sull’orlo della depressione e surrogati;
– un co-investigatore coinvolto per caso, anche lui coi suoi problemi.

Quelli che ho elencato sono gli ingredienti base, ma il co-investigatore è meglio se è di sesso opposto all’investigatore, così mescolati insieme producono un pizzico di tensione erotica che, si sa, aggiunge sempre sapore ai biscotti per la mente.

La Premiata Fornetia Holt ha aggiunto all’impasto un’abbondante mestolata di lievito specifico per la caratterizzazione dei personaggi, e non contenta anche una scatola intera di coincidenze e una spolverata di ingenuità investigative. Già sulla carta una proposta così fa alzare dubbioso il sopracciglio dell’esperto assaggiatore di biscotti. E in effetti il mix venuto fuori non è proprio alta pasticceria.

Yngvar è lievitato bene, è una presenza tenera e un po’ stonata, dà un sapore vanigliato che crea un ottimo accostamento con la brutalità del killer sociopatico ammazza bambini; non si può dire lo stesso di Johanne, anche al palato esperto è difficile distinguere se si tratti di un personaggio volutamente indigesto. In ogni caso Johanne è spesso sgradevole e non è dato sapere nemmeno per quale motivo se la tiri tanto. Un personaggio può benissimo avere un retrogusto acidulo o addirittura prepotentemente amaro, ma deve comunque essere buono da mangiare. Johanne ha un saporaccio e basta.

Il vero disastro però deriva da quella sproporzionata dose di coincidenze, davvero troppe e troppo assurde. Uno chef può pure permettersi ricette azzardate che nella reale vita di tutti i giorni nessuno si cucinerebbe, ma in questo caso finiscono con l’ammorbare tutto il resto. Che diverse sottotrame si uniscano in maniera che farraginosa e dire poco lo si potrà anche mandar giù, ma quando di coincidenze se ne mettono ovunque si rischia di farle venire a nausea (e infatti…).

Per motivi di spoiler non posso fare esempi espliciti, ma assicuro che saranno riconoscibili anche per chi non è un giudice del gambero rosso.

Trovo invece che il pizzico di incompetenza nelle indagini sia stata una buona scelta, anche nell’ipotesi che il barattolo di incompetenza si sia rovesciato nell’impasto per caso: alla fin fine si scopre che scientifico&co sono stati degli autentici babbei, non era il killer a essere un genio. Delle romanzesche e all’avanguardia forze dell’ordine nordiche che risultano un monumento al pressapochismo, è una variante che mi ha fatto sorridere.

Non si va oltre le tre stelline tirate, quindi. Però anche questo pacco di biscotti l’ho finito e non ho fatto complimenti mentre me lo spazzolavo, glielo riconosco.


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