Serie tv italiane, boom all'estero (Italia Oggi)

Creato il 12 febbraio 2014 da Nicoladki @NicolaRaiano

Matilde Bernabei

Abituati a essere invasi da serie tv americane, ci si stupisce quando prodotti italiani riescono ad avere successo all'estero. Serve, ovviamente, qualità e una struttura professionale capace di vendere bene oltreconfine. E in effetti la Lux Vide è tra le poche case di produzione italiane a controllare direttamente tutta la sua distribuzione estera. Titoli come Don Matteo, Romeo e Giulietta, Anna Karenina o l'animazione di Jules Verne, per citare gli ultimi prodotti, funzionano piuttosto bene sul mercato internazionale, assicurano introiti per 4-5 milioni di euro all'anno, che vanno quasi tutti a margine, e danno un bel contributo a un bilancio che nel 2013 sarà poco sotto i 40 milioni di euro di ricavi complessivi.
"I mercati migliori sono ovviamente quelli culturalmente simili all'Italia", spiega Matilde Bernabei, presidente di Luxvide finanziaria (controllata al 68,7% dalla famiglia Bernabei, attraverso Rml comunicazione, e al 18,5% da Prima tv, finanziaria di Tarak Ben Ammar), "come l'America latina, l'Est Europa, la Russia. E poi dipende".
La serie di maggiore successo all'estero (come in Italia) è Don Matteo, giunta alla nona edizione. E' uno dei prodotti seriali italiani più esportati, insieme al Commissario Montalbano (prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti). Si vende addirittura negli Usa, a reti televisive importanti come la Mhz. "E' tutto girato in italiano", racconta Matilde Bernabei, "il che significa che quando un prodotto è veramente buono, si riesce anche a bypassare il problema del doppiaggio. Va molto bene pure in Scandinavia, e soprattutto in Polonia e Russia, dove hanno addirittura comprato il format. Dopo il boom di Don Matteo con Terence Hill, quindi, gireranno un Don Matteo con attori locali. C'è una trattativa per vendere il format pure in America latina, in cui Don Matteo è andato in onda sulla Hbo. Al momento è in onda sulla tv pubblica spagnola. E in passato, pur trattandosi di un prete cattolico, siamo riusciti a vendere alcune puntate anche alle linee aeree del Qatar".
Romeo e Giulietta, invece, andrà in onda su Canale 5 in primavera, è co-prodotto con la spagnola Tele Cinco Spagna e la tedesca Beta Film, ed è già stato venduto in cinque paesi. Poi c'è Jules Verne, il primo prodotto di animazione realizzato da Lux Vide. E' già stato trasmesso su Rai 2, e, come serie da esportare, ha il "vantaggio di non avere attori legati a un preciso territorio. Il primo paese a cui lo abbiamo venduto è la Francia, poi ad Al Jazeera e al primo canale russo. Essendo però un prodotto per bambini", aggiunge il presidente Matilde Bernabei, che lavora in stretta collaborazione col fratello Luca, amministratore delegato, "tutti i paesi sono obbligati a doppiarlo. Il che comporta, per chi lo compra, un aggravio dei costi". In produzione c'è infine una serie di 12 episodi tipo Downton Abbey con Telecinco.
Per esportare meglio, comunque, non è detto che convenga esagerare con le co-produzioni. Se, infatti, c'è un co-produttore, questo tiene per sé i diritti di distribuzione sul suo paese, e magari su altre due o tre nazioni. Più co-produttori ci sono, più sono i mercati dove la Lux Vide di turno non potrà andare a distribuire il suo prodotto. Guerra e Pace, per esempio, era una co-produzione tra sette paesi, "e in pratica non restavano quasi più nazioni dove andare a distribuirlo, ci si era spartiti il mondo ex ante", sottolinea Matilde Bernabei.
La struttura interna di Lux Vide che si occupa di seguire la distribuzione estera non è molto pesante, bastano poche persone, un ufficio, e partecipare a un paio di manifestazioni: i due grandi mercati di Cannes, il MipCom e il NitTv. E poi, al massimo, l'Asian tv forum di Singapore.
Per il prodotto italiano seriale, comunque, il paese più impenetrabile rimane la Gran Bretagna. "Ci siamo riusciti poche volte, ricordo, con Madre Teresa, in home video, e con Coco Chanel, dopo due anni dall'uscita, venduta alla piccola pay tv Cfc. Il problema è sempre il doppiaggio. Gli inglesi lo rifiutano, e anche se reciti in inglese, pretendono una pronuncia perfetta. Sono molto più pignoli degli americani".
Quasi più semplice la Cina: "Lì c'è il monopolio della tv di stato CCTV, con sei canali, di cui il sesto è dedicato proprio alle miniserie. C'è la censura, che ci mette anche un anno per decidere se un titolo può o meno essere trasmesso. E' passato, per esempio, il nostro Edda, cosa abbastanza incredibile poiché in genere viene stoppato tutto quanto parla di politica. Coco Chanel è passato al secondo tentativo, dopo un primo stop, perché dicevano fosse pubblicità occulta. Ci siamo riusciti anche con Callas e Onassis, Le Mille e una notte. E ora abbiamo al vaglio della censura Anna Karenina e Romeo e Giulietta".
Uno dei mercati più interessanti è il Giappone, "un paese che compra poco", conclude Matilde Bernabei, "ma quando compra, compra bene. Abbiamo un ottimo rapporto con la tv pubblica NHK, cui abbiamo venduto, per esempio, Coco Chanel. In Giappone sono letteralmente pazzi per la lirica. E ci hanno comprato per una cifra altissima la serie Callas e Onassis, facendone addirittura anche una versione cinematografica. Una cosa che è accaduta pure in Spagna per Preferisco il Paradiso con Gigi Proietti, o in Polonia con Giovanni Paolo II".
Claudio Plazzottaper "Italia Oggi"

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