Serie tv: The best, the worst, the most… [Episodio 15]

Da Strawberry @SabyFrag

Con l’anno nuovo e la fine delle vacanze, torna la rubrica sul meglio e il peggio della serialità televisiva. Con il 2014 alcune serie che ci hanno fatto compagnia nei mesi precedenti ci salutano alla prossima stagione mentre altre hanno inizio ora, con la promessa per noi addicted di gran bei momenti. Speriamo sia così.

Non c’è bisogna che ve lo dica, ATTENZIONE SPOILER!

The best: Sherlock season 3

Questa settimana il best se lo aggiudica non un episodio ma una stagione intera. Che sia composta da soli 3 episodi, poi, facilita il tutto. Dopo tre anni di attesa, o come lo chiama il fandom lo hiatus, torna una delle serie più belle sfornate dalla britannica BBC. Vi avevo già parlato di Sherlock tempo fa, quando mi guardai di fila tutti i sei episodi che costituivano insieme la prima e seconda stagione. Inizialmente diffidente, si è rivelato essere uno dei miei più grandi amori. Il finale della seconda, The Reichenbach Falls, mi aveva letteralmente spezzato il cuore e in tutti questi mesi ho seguito assiduamente le teorie dei fan e i cenni che Moffat, creatore della serie insieme a Mark Gatiss, e la produzione inviavano di tanto in tanto a noi assetati. Il grande interrogativo era in sostanza come Sherlock fosse riuscito a non morire laddove inizialmente ci aveva fatto credere che fosse morto. Come ci si salva dalla caduta volontaria dal tetto di un edificio? In questi anni ho assistito a cose che voi umani nemmeno immaginate. Teorie sempre più sconclusionate mentre la febbre saliva sempre più alla notizia che la terza serie stava arrivando, fino a quel 1 Gennaio 2014, uno dei migliori capodanno di sempre! I mattacchioni Moffat &Co. come hanno risolto la cosa? In pratica non l’hanno risolta. Hanno preso tutte le idee balzane dei fan e ne hanno fatto un primo episodio, The Empty Hearse, che è quasi un omaggio al pubblico più affezionato. Determinando, così, anche il trend di questa stagione, che dopo il tono drammatico e adrenalinico della seconda serie, assume i connotati più rilassati e distesi di una festa, accentuando l’elemento comedy che finora si era solo intravisto tra un’indagine e un momento commovente qua e là e che invece ora è preponderante. L’incontro tra Sherlock e John (Watson n.d.r.) è uno tra i più comici mai visti, nonostante durante la visione avessi gli occhi a cuore nel rivedere insieme i due amici. La loro amicizia, infatti, è forse una delle più belle che abbia visto in uno show televisivo e John e Sherlock sono anche l’unica coppia che abbia mai shippato nella mia vita con il termine Johnlock (se non sapete cosa significa “shippare” e “Johnlock”, vi rimando qui e qui). Insomma l’atmosfera che si respira è molto leggera e, sebbene questo aspetto abbia fatto storcere il naso a qualcuno e, lo ammettiamo, questo nuovo focus sul rapporto tra Sherlock, John e Mary Morstan – la new entry di quest’anno interpretata da Amanda Abbington che è moglie anche nella vita di Martin Freeman – abbia allontanato di molto i nostri dalle indagini che dovrebbero essere il centro della storia e dell’esistenza stessa di Sherlock Holmes, è difficile rimanere delusi e molto facile, invece, esserne ancora più entusiasti. The Sign of Three ne è un esempio: il secondo episodio, infatti, è interamente incentrato sul matrimonio tra Watson e Mary e l’indagine è relegata solo agli ultimi venti minuti, peraltro celermente risolta. Tuttavia è stato un episodio bellissimo, che ci ha divertito ed emozionato. La questione è, in fondo, semplice: che faccia ridere o piangere, che si investighi o si balli, che si facciamo battute o deduzioni, se una serie ha una scrittura esemplare e degli attori bravissimi, se è realizzata con cura del dettaglio e rispetto del prodotto e della qualità che ci si è prefissi, oltre che quella attesa dal pubblico, allora è impossibile che una serie riesca male, quale sia il suo trend o i cambiamenti che mette in atto. Sherlock è un’ottima serie, in cui i difetti, che ovviamente ci sono, sono così ben dissimulati nell’alto standard che si mantiene in ogni dettaglio, al punto da poter benissimo essere sorvolati. E, in ogni caso, teniamoci pronti. Se abbiamo riso finora  è stato solo un bene, perché il terzo è ultimo episodio di questa stagione si preannuncia una valle di lacrime, ancor più del finale della seconda. Paura. Unica consolazione è la conferma di una quarta stagione e la possibilità di un quinta. I am completely Sherlocked.

The worst: The Mentalist 6x11 - The White Lines

Caro Bruno Heller (creatore della serie n.d.r.), io mi rivolgo ancora una volta a te. Alla fine Red John l’abbiamo scoperto ed eliminato. E sorvolando il fatto che ci siamo dovuti sorbire 5 stagioni di filler per arrivare a capire quello che avremmo potuto capire con tre, io sono stata al gioco. Tu hai una serie da mandare avanti, gli attori vanno pagati, ecc… ok. Alla fine questo scioglimento della vicenda non mi è dispiaciuto, ho apprezzato il gioco marchingegnoso messo in moto da Red John e mi sembrava giusto e opportuno che Jane sparisse per un po’ dalla circolazione. E ti dirò di più. Ho apprezzato anche il primo episodio post- Red John, e anche il secondo, che sono serviti per mostrarci un Patrick finalmente più sereno e libero ma anche disoccupato e per dargli, quindi, una nuova collocazione, questa volta nel FBI bacchettone, ma comunque meglio di niente e poi ci sono anche Lisbon e Cho, quasi tutta la vecchia squadra. Avevano un sapore di nuovo inizio, ma anche di nuovi guai in arrivo. Ecco. Dopo le feste mi aspettavo succedesse qualcosa. E invece, dietro tutto quel procedural, non è successo assolutamente nulla. Neanche un mezzo bacio con la delinquente della settimana o un flirt con la poliziotta nuova per far ingelosire Lisbon. Nulla. Allora caro Bruno, fammi ‘sto piacere. Io voglio seguire ancora The Mentalist, almeno fino alla fine di questa stagione, ma tu mi devi dare un motivo in più, oltre al bellissimo sorriso di Patrick, per guardarvi. Spero tu sia d’accordo con me. E confido tu dia ascolto alle mie parole. #aridateceredjohn

The most…painful tragedy: Revenge 3x11- Homecoming

In questo primo episodio dopo le feste della serie più vendicativa della tv, la vera tragedia non si consuma in un letto di ospedale, con Emily smemorata che non si ricorda né come si chiama né il nome di tutti i suoi uomini – tranne Jack, perché lo sappiamo che Jack è speciale – né si consuma nella camera con vista panoramica di Victoria, che per un pelo rischia di essere arrestata proprio ora che aveva trovato il parrucchiere giusto per lei, perché in questo episodio i capelli le stavano da favola. E neppure in una camera da albergo tra Conrad e Lidya, sebbene Conrad riesca di nuovo a incastrarla, pur dichiarando al mondo che l’ama. #truelove. No cari miei, la vera tragedia si consuma nel salotto dei Grayson quando quella fattucchiera di Lidya rovescia nientepopodimenoche un calice di vino rosso sulla bellissima e stilosa poltrona da Queen of Hamptons di Victoria! Ahhh! Tragggggedia! Quella poltrona l’abbiamo amata tutti, ricercatissima su internet perché tutte vogliono sentirsi un po’ regine in casa propria. Una poltrona di design, unica nel suo genere, un trono che si fondeva ed era l’essenza stessa dell’immagine di Victoria, glamour più che mai. E ora non c’è più, andata per sempre. La fine di un’epoca. E di sicuro un segno per noi spettatori. Che le cose a Revenge stiano subendo uno scossone di quelli grossi? Staremo a vedere. Intanto fatemi riprendere da questa catastrofe.

Alla prossima… e buona visione!

P.S. Una chicca per voi…


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