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Serie tv: The Best, The Worst, The Most… [St. 3 Episodio 4]

Da Strawberry @SabyFrag

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Dopo quasi un mese di silenzio causato da molteplici sfighe personali, finalmente torna la rubrica con il meglio e il peggio della serialità televisiva. In queste ultime settimane è successo di tutto, ma cercherò di focalizzarmi solo sugli ultimi episodi andati in onda e darò il mio saluto alle prime due stagioni concluse dell’anno, entrambe britanniche. Come sempre ATTENZIONE SPOILER!

 

The Best: Homeland 4x07 e 4x08 – Redux e Halfway to a Donut

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Da un paio di anni l’andamento di Homeland si dimostra essere schizofrenico quasi quanto la sua protagonista. Un mese fa proprio in questa rubrica mi lamentavo del fatto che la serie, senza Brody, stesse prendendo una direzione piuttosto fiacca e deludente. Ma come l’anno scorso, quando la terza stagione era apparsa per buona parte fiacca e confusionaria per poi riguadagnare terreno verso le battute finali, anche quest’anno, arrivati al settimo e ottavo episodio, la serie di Showtime ci regala momenti intensi e scene al cardiopalma. In Redux gli autori ci fanno una sorpresa capace di farci andare fuori di testa come neanche Carrie. La nostra agente della CIA, infatti, è vittima di un sabotaggio che ha visto scambiare le sue medicine con degli allucinogeni, i quali le provocano visioni e disagi a non finire. Arrivata a toccare il fondo, non le manca che una visione, talmente realistica che quasi quasi ci crediamo anche noi da casa: Brody, tornato a salvarla. Whaaat?!? Ammetto di esserci rimasta secca. Sapevo che non poteva essere vero, ma la scena è di quelle dal grande impatto e mentre vediamo Brody accarezzare Carrie, che gli chiede perdono per non aver impedito la sua morte, beh ditemi voi come si fa a non commuoversi nemmeno un po’! Brody ci manchi. Punto. Intanto il povero Saul è in mano al nemico di quest’anno, avvenimento che mi ha colpito nel profondo perché io sono sinceramente affezionata al vecchio e barbuto mentore di Carrie e saperlo in pericolo mi ha provocato una stretta al cuore. Considerando poi che tanto lui quanto Carrie sembrano non desiderare altro che sacrificarsi costantemente per  la causa, c’è poco da stare tranquilli. Quando Saul riesce a fuggire e cerca di trovare un rifugio, Carrie non riesce a mantenere la promessa fatta a Saul e di sganciare il drone che ucciderebbe sia i talebani che il suo ex capo. Da parte sua, Saul non lesina ad aggiungere drammaticità alla situazione: dapprima tenta di suicidarsi, senza però trovarne il coraggio e decidendo di affidarsi a Carrie, per poi cadere nella trappola e tornare nelle mani dei talebani. Le sue ultime parole “Che tu sia maledetta!” rivolte a Carrie sono dolorose e cariche di angoscia e mettono ben in evidenza le difficoltà di un rapporto padre-figlia che è sempre esistito tra i due, oltre a lasciare un bel interrogativo che dovrà essere risolto nei prossimi episodi: e ora che si fa?

 

The most…badass butler: Gotham 1x08 e 1x09 – The Mask e Harvey Dent

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A partire dal settimo episodio, finalmente sembra che Gotham stia ingranando. Una svolta che mi rende felice, innanzitutto perché ripaga del fatto di averci speso tempo a seguire la serie e, in secondo luogo, perché credo che la serie abbia diversi aspetti positivi e non mi dispiace affatto. Non tutte le serie possono avere solo trame orizzontali da urlo, quindi ben vengano anche quelle con episodi conclusivi, purché fatte bene. Tutto questo gran giro di parole solo per dirvi che il the most di questa settimana va al mio personaggio preferito di Gotham, dopo il Pinguino, ovvero Alfred il maggiordomo. Quando guardavo il cartone animato di Batman da piccola, Alfred era un vecchio e compassato maggiordomo che attendeva Master Bruce da tutte le sue avventure, sempre pronto a supportarlo come ogni maggiordomo che si spetti. Ho sempre pensato che Alfred fosse molto più sveglio e avesse visto molte più cose di quanto volesse farmi credere. D’altronde non sei il maggiordomo di un supereroe per caso. In Gotham, però, Alfred assume nuovi connotati che danno al personaggio un’immagine insolita e da vero duro. Alfred qui è una guida per il piccolo Bruce, gli fa da padre e mentore oltre a difenderlo da ogni pericolo, e rivela un’anima dura e da combattente, un uomo che sa farsi rispettare e che potrebbe farti passare un brutto quarto d’ora se volesse. Nell’ottavo episodio, andando contro a tutto quello che di solito si vede nei film e telefilm, incita il piccolo Master Bruce a regolare i conti con un bulletto a suon di scazzottate, mentre nel nono episodio Alfred allena in maniera rigorosa Bruce nell’arte del combattimento. Insomma, Alfred è tutto fuorché un impettito maggiordomo dall’accento britannico, non ha problemi a sporcarsi le mani e la sa lunga. E per far cresce il futuro Batman non poteva esserci figura migliore al suo fianco.

 

Special Season Finale: Doctor Who 8x12 – Death in Heaven

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Anche l’ottava stagione di Doctor Who è giunta al suo termine. Una stagione di transizione questa, che ha visto il Dottore cambiare volto, da quello di Matt Smith, che ha interpretato il personaggio per 3 stagioni, a quello di Peter Capaldi, apprezzato attore britannico e grande fan della serie più longeva della tv. Ammetto di essere tra coloro che hanno fatto fatica ad affezionarsi a Capaldi. Così diverso dagli altri dottori che lo hanno preceduto (mi riferisco ala nuova serie e non quella classica), più cupo, scostante, più alieno in molti sensi. Dopo il decimo episodio, come avevo già scritto, qualcosa però è cambiata e Capaldi è diventato ufficialmente il Dottore ed è davvero difficile non adorarlo. Ovvio, quindi, che il finale di stagione fosse atteso con fibrillazione dai fan: il Dodicesimo Dottore si sarebbe trovato ad affrontare due dei sui più grandi nemici, i cybermen e il Maestro, questa volta in versione femminile e con il nome di Missy. Inoltre, si trattava dell’episodio di addio di Clara The Impossible Girl. Tutto faceva presagire un finale coi fiocchi, ma quello che abbiamo visto è stato, in fondo, un finale di stagione sottotono. Io non sono una grande fan di Moffat, almeno sul fronte Doctor Who, e credo che buona parte della responsabilità di questo tiepido risultato sia sua. Partiamo proprio dai due arcinemici, i cybermen e il Maestro. Se i primi vengono ridotti a manichini ormai facili da sconfiggere, indeboliti al punto che un Mr Pink qualunque può continuare a provare emozioni perché “difettoso”, del Maestro che conoscevamo rimane molto poco. Certo, anche Missy è fuori come una pigna, ma il Maestro è un essere che non ha più alcun limite, senza pudore, senza pietà alcuna, ma soprattutto senza più un vero obiettivo e la sua è una crudeltà senza motivi e fini ultimi. In Death in Heaven, invece, Missy dimostra di fare tutto questo per dare al Dottore le chiavi del potere, tutto pur di avere di nuovo il suo vecchio amico e dimostrare al mondo quanto il Dottore sia lontano dall’immagine del salvatore che il mondo conosce. Fortunatamente, un pizzico di crudeltà c’è ancora e lo conferma l’aver dato al Dottore delle coordinate sbagliate per Gallifrey, lasciando il Signore del Tempo di fronte al vuoto cosmico. Oltre ai cattivi snaturati, quello che dispiace sono tutte le domande disattese. Per un segreto rivelato – Missy è la donna che diede a Clara  il numero del Dottore, restano molti interrogativi, come il perché Pink non avesse attivo l’inibitore di emozioni o che cosa Clara volesse dire a Pink prima che questi morisse. Altro particolare con molto poco senso è il ritorno del bambino al posto di Pink dal regno dei morti, sprecando così l’unica possibilità per riunirsi con Clara, ma si sa che la serie cerca sempre di insegnarci qualcosa di buono e quindi meglio sorvolare. E poi: ma questa non doveva essere la stagione in cui il dottore si sarebbe diretto verso Gallifrey? Perché in dodici episodi il pianeta è stato sempre e solo citato e mai realmente cercato. Il finale, però, merita la lacrimuccia. Prima la delusione di Clara nel non vedere tornare Danny e quella del Dottore nel non trovare Gallifrey alle coordinate indicate da Missy, poi l’incontro e il lungo abbraccio tra Dodici e Clara nel triste momento dell’addio. Mi sono commossa e ho pensato che, nonostante tutto, il Dottore è sempre il Dottore e la magia e il fascino di questo show sono intramontabili. Ora non ci resta che attendere lo speciale di Natale come da tradizione. Santa is coming…

 

Special Season Finale: Dowton Abbey 5x08

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Chiudono anche i battenti di Downton Abbey. Il period drama britannico più amato al mondo conclude una quinta stagione forse non tra le più brillanti ma che dimostra tutta la solidità della serie. Personalmente ero molto curiosa di sapere come sarebbe finita per Edith, che nella quarta stagione avevano lasciato in attesa e di nuovo sola, e per Mary, corteggiatissima e sempre più snob. Quest’anno Edith è mamma, di nascosto ma pur sempre mamma e questo amore fraterno la porta a compiere scelte difficili e dolorose. Ho un debole per Edith, un personaggio spesso bistrattato e scarsamente considerato, forse anche per il carattere del personaggio, apparentemente mite ma che nasconde un grande fuoco dentro. Tutto il contrario di Mary, fredda e controllata, la tipica nobile inglese dell’epoca, che però quest’anno ci sorprende con un gesto a dir poco scandaloso per l’epoca: non solo si concede un weekend d’amore con Tony, ma poi decide addirittura di non sposarlo perché non le piace abbastanza. Vi lascio immaginare la faccia di Lady Violet, la mitica Maggie Smith. Ho apprezzato l’aver voluto dare un po’ di spazio in più anche a lei, con il suo tuffo nel passato attraverso la sua storia d’amore con il principe russo, come ho apprezzato il voler raccontarci un po’ di più del povero Tom, che quest’anno si invaghisce della maestrina del paese e per un momento spera di riuscire a coniugare fede socialista con l’immobilità della nobiltà inglese. Ovviamente il tentativo naufraga miseramente e Tom riflette sulla possibilità di andare via da Downton per salpare per l’America… lo farà davvero? Staremo a vedere. Ai piani bassi la vita procede tra gioie e dolori: dal triste tentativo di Tom di “guarire” la sua condizione, all’epoca vista come una malattia e degenerazione alla brutta vicenda di Anna e Mr Bates che non accenna ad avere una fine, quando la polizia nel finale porta via Anna per l’omicidio dello spregevole Mr Green. Intanto Daisy, spinta dall’aria di rinnovamento che il primo governo socialista della storia porta in terra britannica, decide dapprima di migliorare la sua istruzione e poi di pensare anche a un futuro fuori da Downton, anche se il problema principale sarà non far soffrire troppo la povera Mrs Patmore. E infine Carson pare deciso a fare qualche passo per avvicinarsi un po’ di più a Mrs Hughes che saggiamente sceglie di rimanere fissa sulla sua posizione per vedere fino a che punto si spingerà. In definitiva, ciò che continuo ad amare di Downton Abbey è la grande capacità di inserire cambiamenti epocali e innovazione nel costume e nella società che si verificano con lo scorrere degli anni nelle vite quotidiane di un piccolo gruppo di persone a cui è impossibile non affezionarsi. Non è ancora chiaro quale sarà il futuro di Downton Abbey, dato che Fellowes aveva dichiarato che lo show non avrebbe avuto una vita molto lunga, ma per il momento attendiamo l’immancabile speciale di Natale, un classico di cui ormai non possiamo più fare a meno.

 

Per oggi è tutto. Vi lascio con una versione molto freak di Come as you are interpretata dal nostro Lobster Boy Evan Peters. American Horror Story non smette di stupirci e il singolare intreccio tra ambientazione storica e colonna sonora post moderna di quest’anno ha su di me un effetto completamente galvanizzante.


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