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Serracapriola: la Coinvolgente Tradizione del Sent’Éntone

Creato il 02 febbraio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il febbraio 2, 2012 | MUSICA | Autore: Teresa Silvestris

Serracapriola: la Coinvolgente Tradizione del Sent’Éntone«Non esiste civiltà dove il canto, la danza, gli strumenti musicali non siano intimamente legati a tutti gli atti della vita sociale» affermava il musicista e compositore francese Henri Barraud. Non esiste civiltà, potremmo aggiungere, in cui le aspettative della comunità non trovino adeguata espressione nei versi e nella musica di un canto augurale. I canti della speranza evocano la buona sorte, accompagnano gli inizi di un’opera, auspicano un raccolto abbondante: sono la storia dell’uomo che aspira alla felicità e lo fa gioiosamente, attirando a sé con il sorriso e la leggerezza dell’animo i favori della sorte. Il Carnevale, periodo che precede immediatamente i rigori della Quaresima, è entrato convenzionalmente con la festa di Sant’Antonio Abate e diverse sono le usanze popolari, soprattutto nell’Italia meridionale, che ne celebrano l’inizio. Una di queste, in particolare, è connessa con il canto propiziatorio e ha luogo la sera del 16 gennaio, vigilia della festa del Santo, a Serracapriola, un paesino a nord della Puglia, in provincia di Foggia. Prende il nome di Sent’Éntone (letteralmente il Sant’Antonio) e dà ufficialmente inizio al Carnevale Frentano, dall’antico popolo che abitò i colli circostanti e fondò la famosa Urbs Frentana, una rocca fortificata di notevoli dimensioni. La tradizione è in realtà di origini abruzzesi e si dice sia stata importata solo nel 1927.

Serracapriola: la Coinvolgente Tradizione del Sent’Éntone

Da allora, seppure a vicende alterne, è riuscita a inserirsi nel patrimonio culturale paesano con gran coinvolgimento di bambini, giovani e adulti. Gruppi di cantori recanti strumenti tradizionali a percussione (u buchet e buchet, i sciscele, u ccèrine, u corne, u picch-pacch, u tèmmurrèll), a cui si aggiungono la chitarra e la fisarmonica, girano per case ed esercizi commerciali esibendosi in un repertorio di canti popolari. Sono accompagnati da un finto monaco francescano (che impersona Sant’Antonio Abate) con tanto di barba e furcenèll, cioè un’asta di legno con tre terminazioni all’estremità, usata dalle nostre nonne per reggere le corde del bucato. U Sent’Éntone si compone, per così dire, di tre atti. Nel primo l’allegra compagnia arriva davanti alla porta, saluta la padrona di casa e coloro che vi abitano e si scusa per l’irruzione ma è Carnevale e dunque anche questo piccolo atto d’invadenza è lecito. Dopo essersi presentati, i cantori intonano il canto principale. Il Carnevale è un tempo di allegria ed evasione, ognuno deve mettere da parte tristezze e dispiaceri e darsi alla gioia. Essi sono venuti a portarne lo spirito, ad augurare felicità e abbondanza.

Serracapriola: la Coinvolgente Tradizione del Sent’Éntone

Se tutto questo è gradito saranno contenti altrimenti, recita l’ultima strofa del canto, passeranno oltre portando via con sé i buoni auspici. L’ultimo canto è quello del congedo. La compagnia, ricevuta la calda accoglienza e l’approvazione degli abitanti della casa, augura a tutti una buona serata e un buon Carnevale. La tradizione vuole che la casa offra a tutti coloro che hanno partecipato, e quindi anche a quelli che hanno semplicemente assistito allo spettacolo, u cumplement ossia bruschetta, salumi, formaggi, dolci, preparazioni varie e naturalmente del buon vino. Prima però che gli ospiti si congedino completamente, il monaco con la furcenèll deve prendere i doni (salsicce e caciocavalli) che i padroni hanno preparato anticipatamente e appeso all’architrave della porta. Quando il monaco riesce ad appropriarsi della ricompensa si battono le mani e si prosegue verso la meta successiva. Proprio per il suo carattere allegro e spensierato u Sent’Éntone è un momento di aggregazione che non esclude nessuno. Tutta la popolazione in un modo o nell’altro ne diventa partecipe. Esso introduce una festa, un periodo dell’anno più o meno lungo, in cui tutti possono e devono trovare un motivo di gioia, dai giovani che abbandonano le usuali “inibizioni” agli anziani che ricordano i tempi della loro giovinezza.

Fotografie di Teresa Silvestris



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