Debora Serracchiani, segretario regionale Fvg del Pd e parlamentare europeo, ha parlato ieri sera a Casarsa in un incontro pubblico dedicato al ricordo della figura di Rino Castellarin, esponente "democratico" e protagonista del volontariato locale. Tra le cose dette sulla situazione politica generale, la Serracchiani ha proposto un prelievo sulle pensioni d' "oro" da destinare all'innalzamento di quelle più basse, un'imposta patrimoniale sul modello francese, ma anche il superamento delle pensioni di anzianità. Su quest'ultimo punto penso che proporre ad una persona che ha iniziato a lavorare a diciott'anni, raggiunti i quarant'anni di lavoro all'età di cinquantotto anni, che deve continuare ad aspettarne altri nove prima di poter andare in pensione, non mi sembra equo e rispettoso per la storia di quella persona, tenendo anche conto del fatto che le riforme pensionistiche prodotte dal 1992 ad oggi hanno creato un sistema in equilibrio tra entrate contributive e prestazioni pensionistiche erogate: ad averlo riconosciuto non è stato un esponente dell'opposzione e nemmeno un pericoloso giacobino, ma il ministro Sacconi al meeting di Cl a Rimini lo scorso agosto. Più in generale, preoccupano (non da oggi) le posizioni espresse in campo economico dal Pd (anche se nel partito c'è un dibattito sull'argomento), il giudizio sui vincoli imposti dalla Bce e dall'Ue e sul ruolo che la politica può (deve) avere rispetto all'economia e alla finanza.
Debora Serracchiani, segretario regionale Fvg del Pd e parlamentare europeo, ha parlato ieri sera a Casarsa in un incontro pubblico dedicato al ricordo della figura di Rino Castellarin, esponente "democratico" e protagonista del volontariato locale. Tra le cose dette sulla situazione politica generale, la Serracchiani ha proposto un prelievo sulle pensioni d' "oro" da destinare all'innalzamento di quelle più basse, un'imposta patrimoniale sul modello francese, ma anche il superamento delle pensioni di anzianità. Su quest'ultimo punto penso che proporre ad una persona che ha iniziato a lavorare a diciott'anni, raggiunti i quarant'anni di lavoro all'età di cinquantotto anni, che deve continuare ad aspettarne altri nove prima di poter andare in pensione, non mi sembra equo e rispettoso per la storia di quella persona, tenendo anche conto del fatto che le riforme pensionistiche prodotte dal 1992 ad oggi hanno creato un sistema in equilibrio tra entrate contributive e prestazioni pensionistiche erogate: ad averlo riconosciuto non è stato un esponente dell'opposzione e nemmeno un pericoloso giacobino, ma il ministro Sacconi al meeting di Cl a Rimini lo scorso agosto. Più in generale, preoccupano (non da oggi) le posizioni espresse in campo economico dal Pd (anche se nel partito c'è un dibattito sull'argomento), il giudizio sui vincoli imposti dalla Bce e dall'Ue e sul ruolo che la politica può (deve) avere rispetto all'economia e alla finanza.
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