Serve ancora l’Editore?

Creato il 18 giugno 2011 da Mdalcin @marcodalcin

Non può che riempirmi di gioia la superba Lectio Magistralis tenuta a Firenze da Zadie Smith in occasione del Festival degli scrittori – Premio Gregor Von Rezzori.
Riporto questo passo, tratto dall’articolo di Effe all’interno del blog Finzioni, che trovo particolarmente significativo. Sentite quello che dice la grande scrittrice inglese:

“Penso che stiamo entrando in un periodo rivoluzionario d’intimità fra scrittore e lettore. Nessuno dei tramiti o dei guardiani che solitamente governavano tale rapporto ha più vera rilevanza: un editore non è garanzia di qualità per i lettori giovani, così come non lo è un certo agente letterario, e nessuno dei tradizionali percorsi di formazione e apprendistato. La gente si convincerà che sai scrivere solo leggendoti, avvertendo l’efficacia, la bellezza e la potenza delle tue frasi nel momento in cui le risuonano (o non riescono a risuonarle) in testa. In fondo, chiaramente, è sempre stato così, ma adesso tutto si basa su quella fondamentale connessione umana, dato che l’impalcatura dell’editoria, che sorreggeva e sostentava quel rapporto (e gli forniva una copertura quando era debole) comincia a crollare.”

Questo secondo me è un punto nodale per capire  il futuro della letteratura, più importante della discussione relativa all’ebook (anche se in parte connessa). La questione centrale è chiedersi infatti se le case editrici e il servizio che esse svolgono, hanno ancora ragione di essere. Questa può essere la vera rivoluzione.
Riporto la risposta di Ettore Bianciardi, figlio del grande Luciano Bianciardi, pioniere nella discussione relativa al Self Publishing ad una domanda che gli avevo posto sul suo interessantissimo blog circa l’importanza reale o supposta delle case editrici nel mondo editoriale che si prospetta. Leggete cosa mi rispondeva:

“Alessandro ha lanciato una discussione che mi pare particolarmente bella e importante, quella della autorevolezza della pubblicazione. Se mi pubblico da solo, lui dice, come posso sostenere che il mio libro è valido? Se invece trovo qualcuno disposto a pubblicarmelo, allora è la prova che qualcuno ha creduto nel mio testo, e quindi che questo ha una sua almeno piccola validità. Sempre che l’editore non sia a pagamento, altrimenti è vero il contrario.
Il mondo che tu descrivi era forse quello di mezzo secolo fa, quando le case editrici erano poche, in mano a imprenditori nel vero senso della parola, disposti a rischiare i propri soldi su autori e circondati da collaboratori di valore che sapevano scoprire un autore valido,
Oggi ti sei già accorto da solo che non è più così: hai visto porcherie pubblicate da grosse case editrici e testi validi che non trovano editore.
Una piccola casa editrice dici tu. Ma se è piccola e sconosciuta che autorità può dare a un testo? Che ne so io se la casa editrice che ha scovato un mio amico e della quale sento il nome per la prima volta è fatta da gente valida o no? Tu dici:a se hanno investito dei soldi, allora … E come faccio ad essere sicuro che l’autore non ha pagato?
Allora la rivoluzione è l’autopubblicazione.
Già ma l’autorevolezza allora chi me la dà?
I lettori, Alessandro, i lettori, i soli che possono veramente decretare che il tuo libro è bello, che è valido, che trasmette qualcosa.
Se i lettori non l’apprezzano, allora anche se lo pubblica Mondadori è un libro brutto. Che non venderà, come non vendono il 90% dei libri italiani. Perché sono brutti e sono stati scelti male da gente che non sa più fare il proprio mestiere.
Ma è difficile vendere un libro autopubblicato!
No, è più facile di quanto uno possa pensare, e, soprattutto, difficile come vendere un libro pubblicato da Mondadori, a meno che l’autore sia già famoso per altro, come Littizzetto, il Papa, Vespa, Fede, il Sindaco di Firenze, il mostro di Firenze, la escort di Bari, la velina di Palermo, il calciatore di Milano, il bischero che non manca mai… Ma non sono scrittori. E non hanno scritto libri. E non servono alla letteratura, E non sono libri venduti. È solo celebrità riscaldata, ripassata in padella, che resta sullo stomaco.
Invece ci sono ottimi libri qua e là pubblicati da grosse case editrici che invece non fanno successo, Forse perché l’autore non si è troppo preoccupato di promuoverlo, perché tanto ci avrebbe pensato il grosso editore. Ed il libro rimane nei magazzini.
Alessandro, il mondo sta cambiando velocemente, ci passa davanti agli occhi un cambiamento che dobbiamo cavalcare, gestire, sfruttare al massimo. La cultura del 2011 ha possibilità enormemente superiori a quella di solo dieci anni fa.
Ma dobbiamo sfruttare queste possibilità, non pretendere che il modo torni indietro, che ritorni dentro quei confini e quei parametri che ci piacevano tanto, ma che non ci sono più.”

Credo che questi due interventi di questi due intellettuali, messi uno vicino all’ altro, abbiano più potenza di altre mille parole, aprano uno squarcio nel futuro. In Inghilterra, in Italia e in qualsiasi altro posto del mondo, quelli che hanno capacità di una visione, quelli che volano più in alto, pur muovendosi su strade diverse, va a finire che prima o poi si incontrano. Nel punto più alto.


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