Un uomo forte? Un altro? Magari uno tipo Belsito, l’ex-tesoriere leghista già vice-presidente di Fincantieri. È lui infatti il re senza corona, il vero uomo forte che viene sbalzato al centro del proscenio non appena gli argomenti sfascio-sistemico e sfascio-democratico vengono accantonati per passare al problema-Lega. E a dargli quell’implicito titolo sono quasi tutti: i disegnatori del programma durante la “ricostruzione” grafica (una sorta di Belsito-Jessica-Rabbit-story) delle sue oscure trame speculative e naturalmente qualsiasi rappresentante leghista intervistato contestualmente (leggasi Speroni). Insomma, il messaggio è sempre lo stesso: la responsabilità pare sia tutta di Belsito! “Ma come può succedere una cosa simile?” si interroga, in studio, Gian Antonio Stella. Logorroico come mai in altre occasioni, Matteo Renzi-Tramaglino, non ha dubbi sulla risposta: colpa dei partiti che sono troppo pesanti, io voglio un partito leggero! Manco dovesse volare in deltaplano durante quei giorni…
A suo modo stizzito Michele Santoro lo blocca: parliamo di soldi perché chi controlla i soldi controlla il Partito! E la sua Politica. Il tempo di Bossi è finito! Bossi è screditato, delegittimato: chi dirigerà la Lega nel prossimo futuro? Dato che di uomo forte o di uomo del destino (donna no, eh?) non se ne vede traccia, il microfono passa idealmente dal Grillo-Savonarola di inizio puntata ad un suo rampollo, un grillino, pacato ma determinato, che alla maniera del suo mentore esordisce con una frase ad effetto: i Partiti hanno stuprato la Politica! E poi, rimarcando come il costo della Democrazia sia cosa ben diversa dal costo dei Partiti (vedi aziende emiliane che finanziano il PD del Bersani anti-lobby), si lancia in un’apologia della Politica degna del Machiavelli più ispirato. La Politica è arte bellissima: mani pulite, schiena diritta, libertà, cosa ci potrebbe essere di meglio? Magari stare in un movimento dove non ci sia un unico-uomo-cassa (i.e. Grillo), suggerisce maligno il conduttore, ma il rampollo non raccoglie e chiude con un atto di totale fedeltà al suo… garante, o almeno così lo chiama lui.
Che con tutta la carne al fuoco uno sarebbe stato giustificato se avesse pensato: ma cosa mai potrebbe dire Travaglio che non sia stato già detto? E, infatti, si ripete un poco il giornalista de Il Fatto, ricordando quel fatidico 18 Aprile 1993, ovvero il giorno in cui gli Italiani scelsero di abolire il finanziamento pubblico ai partiti con una percentuale bulgara: il 90.3%. Proprio il caso di dire però che il ladro esce dalla porta e rientra dalla finestra: ad aprirgliela sarebbe stato il governo Ciampi con gli infausti “rimborsi” ai partiti che ci hanno traghettati direttamente dove siamo ora: al capolinea. Travaglio non si è fatto comunque mancare il solito tocco goliardico mettendo l’accento sulle frequenti amnesie che colpiscono l’establishment “in-difficoltà”: dall’ira di Formigoni, il quale non ricorderebbe neppure chi gli ha messo le camicie addosso, alla mitica scusa di Fede in “viaggio-d’affari” in Svizzera che avrebbe parlato di “qualcuno” che si sarebbe spacciato per lui in quell’infelice occasione: sì, gli UFO!
Ascoltare Speroni che dulcis-in-fundo ipotizza un collegamento Belsito-‘ndrangheta in virtù del suo essere calabrese, che cita Giuda nel suo ruolo di corrotto “tesoriere” di Gesù (dobbiamo dedurne che l’Umberto resusciterebbe dopo tre giorni? Occorrerebbe testarlo però!), è stato comunque dazio troppo pesante da pagare anche per il più entusiasta degli spettatori. Bellissima puntata senz’altro, ma a ripensarci bene forse il problema non era con le “tesi” esposte nella stessa (vedi incipit), quanto nel titolo: piuttosto che SPAZZARE VIA TUTTI non sarebbe stato meglio SPAZZARE VIA TUTTO? Diamanti e Porsche-in-prestito comprese: altro che uomo-forte!
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