Cristiano è uno che si fa i cazzi suoi. E questa è una qualità che ho sempre apprezzato nelle persone. Qualche anno fa lavoravamo nella stessa agenzia, poi le nostre strade si sono separate. Un mesetto fa mi scrive una mail in cui mi dice che gli piacerebbe venire una volta sul fiume con noi perché si sta dedicando alla fotografia e il soggetto lo ispira. Nessun problema visto che me lo ricordavo rumoroso come una mosca secca che si posa sul pelo dell’acqua.
Alle 5,30 ci troviamo al casello di Romagnano tutti: io, Cristiano, Matteo, Pietro e Marta. Siamo metà di mille anche se peschiamo in tre. Iniziamo a risalire la valle per andare in S.V.P.S. e rivedo il Sesia. Tutto scorre e il fiume non è mai uguale a se stesso. Ma il Sesia resta meraviglioso. Arriviamo sullo spot scelto e ci prepariamo. Chi monta le canne e chi invece prende scintillanti superattrezzature fotografiche. Iniziamo ad aggredire una bella pozza ma subito sopra il fiume si divide in due rami, uno bello corposo e uno più asfittico, con un paio di spanne di acqua quando va bene. Guardo le attrezzature dei miei compari: Pietro pesca con una progressiva 10-40 di due metri e quaranta, Matteo con una due once per due metri e sessanta superveloce.
Con spirito di sacrificio e fiducia nella mia Gatti mi prendo il rigagnolo di destra e lascio a loro la grande acqua con le grandi trote. Visto il livello dell’acqua monto un Mepp’s del 2 che non uno da tempo immemore e inizio a fare lanci millimetrici nei rigiri d’acqua, sotto riva, dietro i sassi, sotto le piante, tra le piante… Dopo questa sfilata di precisione che neanche alla settimana della moda di Parigi sono ancora a bocca asciutta. I conti non tornano finché non arrivo a una bella lametta. Il mio cucchiaio vola sulla riva opposta e una farietta sui 18 scarsi gradisce il rotantino. Secondo lancio e una della stessa taglia risponde all’appello. Certo non mi posso aspettare dei mostri qui dentro. Terzo lancio e una più carina attacca secca. Dopo una serie di salti incredibili ce l’ho a portata di mano.
Andiamo alle macchine per cambiare spot, Cristiano inizia ad accusare il colpo, è abbastanza paonazzo, gronda come un pupazzo di neve a Rio de Janeiro e per cercare un po’ di ombra si sdraia quasi sotto la sua Golf. Decidiamo di fare gli ultimi lanci in un tratto battutissimo e poi piazzare le gambe sotto il tavolo. I lanci sono infruttuosi e corriamo a rifocillarci a Valmaggia dove ci raggiunge anche Savino, che finalmente posso conoscere di persona. Fra delle tagliatelle ai funghi, una braciola di brontosauro e una grappa parliamo un po’ di un argomento nuovo: la pesca! Mentre fuori piove noi ci riscaldiamo con i racconti delle mirabolanti prede di Savino. Usciamo che sono ormai passate tre ore da quando ci siamo seduti, salutiamo Cristiano che torna a casa a riprendersi un po’ prima di andare in vita la sera e Savino. Noi partiamo per il Sermenza. Io e Matteo saliamo a spinning mentre Pietro vuole provare le sue valsesiane che lancia a scendere. Da qui in avanti è un’orgia di microfario che mi fanno quasi rimpiangere la taglie delle prime prese in mattinata, tranne una più carina che in corrente ha fatto la sua porca figura…
Pietro ne prende un paio, non grosse ma soddisfazione maxima perché catturate con le mosche costruite da lui!