La giustapposizione di “strutture” che generosamente chiamiamo narrative, del tipo appena citato, genera ben presto una sazietà che, se da un lato fa pensare a una sequela di sketch a sfondo pruriginoso, nel solco della tradizione italiana soft-core dei “padri” Lino Banfi e Alvaro Vitali, dall’altra rischia di illudere lo spettatore su una possibile natura combinatoria dello scritto. Al di là della facile ironia, a cui d’altro canto @stenersi perditempo presta continuamente il fianco, infarcito com’è di espressioni gergali, turpiloquio, luoghi comuni e diffuso sessismo nella misura della rappresentazione (forse atta a stigmatizzare? Qualche dubbio si fa strada) di un maschilismo tutto sommato di maniera. Venendo allo “stile”, termine che in questo caso una volta di più bisogna acquisire e utilizzare con beneficio d’inventario, potremmo dire almeno della estrema ridondanza lessicale e della costruzione, eminentemente paratattica, sciatta, scontata delle frasi. Oppure potremmo semplicemente rimanere in silenzio. È ora opportuno riagganciarci al discorso relativo all’“edizione”: stante la presenza, nella copia elettronica da noi ricevuta (e quindi dobbiamo supporre, nella copia regolarmente venduta da Mnamon), di «E’» sistematicamente in luogo di «È», sovente due puntini di sospensione al posto dei tre di norma, «và» e altre amenità di tale sorta, da far rabbrividire anche il correttore di bozze più navigato, dobbiamo fare due ipotesi: o non si è ritenuto che il testo avesse bisogno di un “editing” (ma che diciamo, editing, bastava anche una “semplice” correzione di bozze, per rimuovere gli imbarazzanti “misfatti letterari”) oppure si sono considerati irrilevanti refusi (ma non solo) che, dal nostro punto di vista, disturberebbero anche il più ingenuo dei lettori. Tertium non datur. Senza considerare, naturalmente, che Santoro, purtroppo per lui e per noi, pare non essere stato esattamente un buon “correttore” (o “editor”, se preferite) di se stesso. Non resta, a questo povero recensore, che chiudere il dolente articolo manifestando, con un sorriso accennato, una perplessità che lo angustia non poco, da quando ha terminato la lettura di @stenersi perditempo: questa frase: «Poi accadde qualcosa che, alla luce di quanto si sarebbe verificato successivamente, poteva trattarsi di un segno premonitore» si dovrebbe considerare grammaticale?
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