In un suo verso Silvia Bove dice “sono acqua senza argini” e mi sembra che questa immagine renda bene il suo essere donna e poeta.
Non voglio con ciò accennare all’annosa e oziosa questione sulla poesia femminile, ma è indubbio che la poesia di Silvia Bove sia connotata da un sentire viscerale che riecheggia quel “vivere secondo la carne” che è pratica amorosa (M. Zambrano). E d’amore è la sua prossimità alla vita, sentita come un dono, e all’amore stesso che unito alla scrittura diviene canto. Ma tornando all’immagine dell’acqua senza argini c’è da aggiungere che il simbolismo che riguarda questo elemento fondamentale è vasto e ricco, “acqua senza argini”, autodescrizione di Silvia, fa pensare ad acqua che esonda, tuttavia senza devastare, bensì fecondando il terreno su cui si posa ed è possibile riscontrare in ciò anche il suo fare poetico che sembra scaturire da un esubero di emozioni, sentimenti a cui, in qualche modo, la pagina fa da contenimento. Importante nella poesia di Silvia Bove è la continua ricerca dell’altro sia nel rapporto uomo-donna, ma anche l’altro dai mille volti: l’altro-uomo, l’altro-padre, l’altro-madre, l’altro-amica, l’altro-amante, l’altro-umanità, l’altro-Dio e l’altro-se stessa, quella parte di sé cui ognuno tenta di arrivare lungo tutta la vita e a cui, chi è poeta, ci dice Silvia in una sua poesia, tenta di far luce con le parole. In questa piccola silloge che oggi presentiamo, “Sette” (Signum, Roma 2009), Silvia Bove ci dà un assaggio di quel “Fiore di solenne esistenza” di cui fa un grazie attraverso la poesia.
Non Ridere
Non ridere dei miei sogni
prima o dopo averli ascoltati,
la mia vanità di donna va
più lenta di una corsa
senza ostacoli.
Sono acqua senza argini
e bambina feconda
che affida a stelle
e cieli le notizie sul
mattino di domani.
Assoluti
La vita si beffa dei
nostri Assoluti.
Fa correre su strade
infinite l’ignoto carico
dei desideri,
segmenti che partono
da sogni lineari
su binari d’infantile promessa.
Lavoriamo per arare la terra
di desideri e il solco
è il segno relativo di una vita
Offerta
Fiore di solenne esistenza offro
al dio offeso quando
ho preso il ruolo
di creatrice di me.
Questo dolce è per madre terra,
che accuso d’essere inospitale
raggiro di materia.
Lacrima, che sgorga a fatica,
pongo universale come dono.
Fame
Chi ha fame autentica d’amore
non s’appaga con
carezze.
Perle di sferica luce per
chi l’offre, indigeste per
chi attende il proprio
e lì si tende.
della creazione
Mi chiamavi bambola
e t’ero figlia, sola a te dono
il Canto della creazione.
Luce
Mi porto alla luce, se non guerreggio,
quest’arma non m’impugna!
Ripongo lo scettro del buio
pensiero, del mio disaccordo.
Rivelo il mio volto.
fiori
Sono sbocciati fiori così
nuovi da apparire
trasparenti al tatto.
Sono il vetro chiaro
di certezze.
Silvia Bove è nata a Roma dove vive e lavora.
Laureata in Antropologia Culturale, ha svolto attività di ricerca presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Roma“La Sapienza”, occupandosi di scolarizzazione dei minori Rom e Sinti, del disagio giovanile e forme rituali di assunzione e consumo di droghe, di integrazione culturale nella periferia di Roma.
Dalle sue molteplici passioni, musica, letteratura, dedita alla natura, ai viaggi, innamorata dell’estremo oriente, la poetessa ha trasferito nei propri testi la “contesa” nei riguardi di un tempo poco accorto alla natura umana e al rispetto delle leggi sacre del desiderio.
Nel 2005 pubblica la sua prima raccolta: Anima Sottile ed Graphisoft, cui segue Immater-ialità, 2007 ed Graphisoft, con prefazione di Vito Riviello.
Nel 2008 partecipa col gruppo “Le Donne della Stanza” a SvolgiMenti, silloge poetica a cinque voci, Ellegrafica, Gaeta.
Nel 2009 esce la plaquette “Sette”, edita da Signum, Milano.
Sempre del 2009 la partecipazione all’opera della fotografa Vincenza Salvatore Portraits, Ritratti foto-poetici.
Nel settembre 2009 è corale protagonista del film Poeti, presentato alla 66° Mostra del Cinema di Venezia nella sezione “Controcampo italiano”.
Silvia considera la Poesia non dissimile dalla carne, e la parola non meno importante delle ossa.